La maggioranza cade sulla Rai e si scatena l’ira di Palazzo Chigi sulle forze che hanno provocato quello che viene definito un “inciampo”, mentre le minoranze esultano parlando di centrodestra in “frantumi” e “allo sbando”. La proroga del taglio del canone da 90 a 70 euro – voluta dalla Lega attraverso un emendamento al decreto fiscale collegato alla Manovra – non è passato perché Forza Italia ha votato contro, insieme all’opposizione. Il no degli azzurri – annunciato da giorni e causa di un rallentamento dei lavori – è stato decisivo in commissione Bilancio al Senato per respingere la proposta del Carroccio. In 12 hanno espresso parere negativo e dieci a favore. “Il Governo è fortemente impegnato nel sostegno a famiglie e imprese, operando sempre in un quadro di credibilità e serietà. L’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno”, è stata la reazione di Palazzo Chigi fatta filtrare alla stampa dalla quale emerge il nervosismo di Giorgia Meloni per il ‘botto’ a Palazzo Madama, seguito poche ore dopo da un nuovo k.o. con Carroccio e berlusconiani impegnati in vendette sugli emendamenti.

Il centrodestra dunque si incarta conclamando una spaccatura che andava avanti da giorni, nonostante il vertice a casa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la scorsa domenica, e un intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che aveva provato a mediare tra le due forze della maggioranza. Un’implosione inattesa e destinata a far sentire il riverbero su altre modifiche della legge di Bilancio. La riduzione dell’importo del canone avrebbe comportato minori entrate a viale Mazzini per 400 milioni di euro che sarebbero state compensate, secondo il Carroccio, attraverso la fiscalità generale. Nessun reale cambiamento, insomma, per i cittadini ma una sorta di specchietto per le allodole. Un “gioco” fatto notare da diversi esponenti berlusconiani, ma la Lega si è impuntata e l’emendamento proposto ha finito per essere segato grazie all’inedito asse tra le minoranze e gli azzurri.

Il tutto nonostante la sottosegretaria all’Economia, la meloniana Lucia Albano, avesse espresso parere favorevole alla conferma del taglio anche nel 2025. A quanto si apprende, questo sarebbe anche l’orientamento del presidente della commissione Bilancio Nicola Calandrini, anche lui di FdI. “Le divisioni sono evidenti. Sono allo sbando, troppo impegnati a litigare tra loro, a competere anziché governare il Paese. E intanto non si occupano della salute e dei salari, dei problemi concreti degli italiani”, dice la segretaria del Pd Elly Schlein. “È ufficiale: in commissione bilancio la maggioranza non c’è più. Quando le opposizioni si uniscono, senza veti, non solo vincono le elezioni ma ottengono risultati anche in Parlamento”, ha rimarcato su X la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva.

Preannunciando la sconfitta, poco prima del voto, Matteo Salvini aveva frenato sulla centralità dell’emendamento nelle battaglie leghiste: “Stiamo lavorando per abbassare le tasse, il canone Rai è una di queste, ma non è la nostra attività centrale. Abbassare il costo del canone è da sempre un obiettivo non della Lega ma del centrodestra. Forza Italia non lo vuole? Mi dispiace per gli italiani. Ma se sarà così, lavoreremo su altri fronti”, aveva detto il ministro dei Trasporti parlando a Rtl 102.5 sostenendo che con Forza Italia “non c’è nessuno scontro”. Il coordinatore di Fi Antonio Tajani ha in parte replicato a Meloni e in parte risposto a Salvini: “Lo consideravamo sbagliato e non utile ad abbassare la pressione fiscale. Non c’è nessun inciampo all’interno del governo, siamo sempre stati coerenti con quello che abbiamo detto. La maggioranza è coesa, lavoriamo insieme per rispettare il programma con il quale gli italiani ci hanno dato consenso, quindi non c’è alcun problema”.

“Questa maggioranza è in frantumi e che non ha alcuna visione né alcun progetto sul servizio pubblico. Con questo atteggiamento da un lato si mette in difficoltà la Rai e si espone l’Italia al rischio di sanzioni europee; dall’altro Meloni e Salvini prendono in giro i cittadini fingendo di volere la riduzione di una tassa quando in realtà si trattava del solito gioco delle tre carte perché la copertura era la fiscalità generale, cioè soldi presi sempre dalle tasche degli italiani”, dice la senatrice M5S Barbara Floridia, presidente della commissione di vigilanza Rai. “Hanno smesso di governare, litigano su tutto”, ribatte Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale Pd. Sempre tra i dem si fa sentire Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria Pd ed europarlamentare: “Litigiosi, divisi e lontani dai problemi del Paese”. Per Angeli Bonelli di Avs la divisone “è un duro colpo per la maggioranza” che è “ormai alla frutta”.

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