“Operation Remuntada”. Così Primoz Roglic e la sua squadra avevano battezzato ciò che lo sloveno doveva fare per recuperare 4’51” a Ben O’Connor e vincere la Vuelta di Spagna. L’australiano grazie a un’azione da lontano aveva vinto la sesta tappa prendendosi la maglia rossa di leader con quasi cinque minuti di vantaggio su Roglic. A quel punto la rimonta sembrava complicata, viste le qualità in salita di O’Connor, già quarto al Giro d’Italia 2024 e al Tour de France 2021. Ma giorno dopo giorno lo sloveno ha rosicchiato terreno, ribaltando la situazione sull’Alto de Moncalvillo nella 19esima tappa. Lì si è ripreso la maglia rossa portandola poi fino a Madrid.

Per Roglic è il quarto successo alla Vuelta dopo quelli del 2019, 2020 e 2021. Lo sloveno diventa il corridore che nella storia ha vinto più volte la corsa a tappe spagnola, al pari di Roberto Heras. E si prende la rivincita dopo la caduta al Tour de France, gara per lui maledetta, visto che non è mai riuscito a vincerla e nel 2020 l’ha persa nella cronometro finale dopo aver vestito la maglia gialla per 11 giorni. Ma alla Vuelta Roglic ha sempre dettato legge e ancora una volta ha vinto. Il tutto al termine di una corsa pazza, in cui ci sono stati parecchi ribaltamenti di fronte e vincitori inaspettati. Oltre all’impresa di O’Connor, nella nona tappa con arrivo a Granada, Adam Yates e Richard Carapaz erano rientrati in classifica generale, anche loro grazie a una fuga. L’inglese è poi sprofondato nei giorni successivi, mentre l’ecuadoregno ha lottato fino alla fine per il podio. Piazzamento nella top 3 che però è andato ad altri due corridori. Secondo ha chiuso O’Connor, autore di una Vuelta eccezionale certificata da un’ottima crono finale, e terzo è arrivato lo spagnolo Enric Mas, il più solido in salita dopo Roglic.

Tra le sorprese della 79esima edizione c’è la Kern Pharma, una squadra professional spagnola, invitata dagli organizzatori, che ha raccolto tre successi di tappa. Vittorie pesanti per una formazione non abituata a gareggiare nel World Tour, ma che sta crescendo bene i suoi giovani ciclisti spagnoli. Cosa che non si può dire degli italiani. Per i colori azzurri la Vuelta 2024 è stata avara di soddisfazioni. Al via erano in 15 e i migliori risultati sono stati i secondi posti di Filippo Zana a Lagos de Covadonga e di Marco Frigo a Yunquera. Per il resto i corridori italiani non si sono mai visti e Antonio Tiberi, l’unica speranza in chiave classifica generale, si è ritirato nella nona frazione.

La crisi del ciclismo italiano non la scopriamo certo oggi, ma un altro segnale è allarmante. Da qualche anno ormai la Vuelta attira di più del Giro d’Italia. Sempre più corridori di alto livello preferiscono la corsa spagnola a quella italiana. Nel 2024 la presenza di Tadej Pogacar al Giro ha mascherato la situazione, ma se escludiamo lo sloveno gli altri erano ciclisti di seconda fascia. In Spagna invece – vuoi per la posizione in calendario, vuoi per chi vuole riscattare un Tour de France opaco, vedi Roglic, vuoi per il percorso più scoppiettante – i corridori ci sono sempre. È bene riflettere su questo aspetto. Il Giro d’Italia è una corsa storica in cui si sono dati battaglia tutti i campioni del passato, ma ora sembra aver perso attrattività. Serve un cambiamento, un rinnovamento che riporti la corsa rosa dove merita di stare.

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