Jannik Sinner all’Australian Open e allo US Open, Carlos Alcaraz al Roland Garros e a Wimbledon. Il successo dell’azzurro a Flushing Meadows non è solo un momento storico per il tennis italiano e nemmeno l’ennesima conferma di quanto la stagione 2024 sia stata caratterizzata dalla sua supremazia. Traccia soprattutto una linea di demarcazione: mette ufficialmente la parola fine a un era iniziata 21 anni fa, il 6 luglio 2003 a Wimbledon. Per la prima volta dal 2002 infatti è stato vissuto un intero anno solare senza un trionfo negli Slam di uno dei Big Three: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic. È la sostituzione della triade con un duopolio.

Il ritiro di Federer nel settembre 2022, i problemi fisici sempre più importanti di Nadal (questa stagione potrebbe essere la sua ultima), avevano lasciato Djokovic come ultimo baluardo della vecchia generazione. L’unico protagonista capace di rimandare ancora una volta un passaggio di consegne inevitabile, scontato, atteso. Un argine che è venuto giù definitivamente lo scorso 4 settembre, con l’eliminazione newyorkese al terzo turno per mano di Alexei Popyrin. È toccato poi a Sinner issare la bandiera di un nuovo ordine dominante, che ha scelto il 2024 per conquistare tutto il tennis mondiale. E iniziando anche una nuova gara personale tra i due nuovi volti trascinanti del tennis mondiale, quella dei titoli Slam (spagnolo momentaneamente avanti per 4 a 2). Alla fine, la medaglia d’oro vinta da Djokovic alle Olimpiadi di Parigi si è rivelata quello che in molti sospettavano, ovvero l’ultimo sussulto d’orgoglio di un’epoca ormai in decadimento. La missione personale e conclusiva di un uomo, non il rilancio di un movimento.

Dall’Australian Open 2003 al US Open 2023, i Big Three hanno dominato il circuito vincendo 66 degli 84 titoli del Grande Slam, raggiungendo anche 97 finali durante questo periodo. Djokovic ne ha alzati 24, Nadal due in meno e Federer 20. Uno dei Big Three è stato numero 1 Atp a fine anno dal 2004 al 2021, a eccezione del 2016. Hanno occupato insieme otto volte le prime tre posizioni della classifica a fine anno (ininterrottamente dal 2007 al 2011, quindi 2014, 2018 e 2019). Il serbo e lo svizzero sono stati numeri 1 della classifica per più di 300 settimane a testa, mentre lo spagnolo lo è stato per più di duecento. Tutti e tre hanno completato il Career Grande Slam vincendo tutti e quattro i tornei almeno una volta in carriera. Detengono il record di vittorie in tre delle quattro prove dello Slam. Nei Masters 1000 il podio è loro: Nole 40 vittorie, Nadal 36 e Federer 28. Un viaggio nei record lungo ed entusiasmante, che a New York ha trovato ora il suo ultimo atto.

Sinner e Alcaraz non hanno solo dominato nelle quattro prove del Grande Slam, ma lo hanno fatto superando in due occasioni proprio Djokovic, ovvero il rappresentante più vincente dei Big Three: l’italiano a Melbourne (da sempre casa tennistica del serbo) e lo spagnolo a Wimbledon. Due vittorie nette, senza appello, che hanno creato quelle crepe anticipatrici dell’inevitabile crollo arrivato allo US Open. A 37 anni, il fisico di Nole non è più quello di una volta, ma soprattutto non pare esserlo più la forza mentale. E adesso anche la classifica comincia a presentargli il conto. Il serbo è quarto, a quasi 6.000 punti dal numero 1 azzurro, e la discesa potrebbe non essere ancora terminata. A New York è tramontata un’era e ne è iniziata un’altra, quella del duopolio Sinner-Alcaraz.

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