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Niente Gratta e Vinci per un mese nel 1999: erano cancerogeni. E a farli sparire eravamo stati noi

Niente Gratta e Vinci per un mese nel 1999: erano cancerogeni. E a farli sparire eravamo stati noi
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Con Angese fondammo una nuova rivista: “L’Eco della Carogna”, trovammo un editore e di lì a poco Stefano Salvi, incommensurabile chimico, ci portò un faldone di analisi che dimostravano che i Gratta e Vinci contenevano 2 sostanze vietate dalla legge italiana perché cancerogene. Ci sembrò veramente folle che milioni di italiani grattassero i Gratta e Vinci sul bancone del bar e poi, con le dita sporche di polverina cancerogena, inzuppassero il cornetto nel cappuccino.

Il primo numero della nuova rivista aveva in copertina un urlo disperato: il gratta e vinci è velenoso!

Andammo in edicola con 70 mila copie, mandammo comunicati stampa a tutti i media, pensando che una notizia bomba come quella avrebbe fatto scalpore. Invece non ci fu nessuna reazione: silenzio tombale. Nessuno riprese riprese la nostra denuncia.

Dopo 3 giorni di attesa capimmo che la salute degli italiani non era tra le priorità dei media nazionali. Commentammo che era uno schifo e una vergogna, ci deprimemmo e poi decidemmo di mettere in atto il Piano B. Andammo da Marco Marchetti, prodigioso avvocato in Gubbio, gli raccontammo la storia, gli facemmo vedere le analisi chimiche. Lui si accigliò, si scandalizzò, si irritò, e il giorno dopo era nell’ufficio di un giudice con la richiesta di sequestrare tutti i Gratta e Vinci sul territorio nazionale. E siccome la legge, a volte, è legge nel giro di poche ore il giudice firmò un’ordinanza, e le forze dell’ordine procedettero al ritiro dei cartoncini velenosi in tutta Italia. A quel punto ottenemmo l’attenzione dei media: titoloni sulle prime pagine dei quotidiani e aperture dei telegiornali. E milioni di italiani erano senza la dose quotidiana di veleno.

“L’Eco della Carogna” esaurito in tutte le edicole.

Proprio in quei giorni scoppiò il caso di una persona che si era ammalata gravemente per aver bevuto una bibita in lattina sulla quale un topo aveva fatto i suoi bisogni. Il numero successivo della rivista titolava contro le lattine senza protezione igienica. Comunicati stampa, appelli… Niente. Silenzio assoluto… Andammo da Marchetti, lui andò dal giudice e vennero sequestrate in tutta Italia le lattine che non avevano una protezione igienica a prova di topo appestato (oggi ce l’hanno). Poi la rivista, misteriosamente, perse il sostegno dell’editore, nonostante il successo incredibile. E noi capimmo che agire direttamente, legalmente, contro le demenzialità del sistema si può fare, funziona, ma un pugno di disegnatori satirici non lo può fare. Però la nostra esperienza ha dimostrato che si può fare, che il sistema giudiziario, se il tuo avvocato è un genio del Foro come Marco Marchetti, può funzionare.

Che cosa succederebbe se un partito scegliesse l’azione legale diretta in difesa della legalità? Beh, se ci si impegna un po’ si potrebbe ottenere di dichiarare nulli tutti i contratti con clausole vessatorie che gli italiani hanno firmato con banche, assicurazioni, telefonia, gas e luce… Una piccola rivoluzione che non richiede di essere al governo e che farebbe risparmiare miliardi agli italiani. Non è questo il compito dei partiti? E chi l’ha detto?

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