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Pnrr, la relazione del governo: a fine giugno spesi 51,4 miliardi. Meno di metà dei soldi ricevuti finora dalla Ue

Pnrr, la relazione del governo: a fine giugno spesi 51,4 miliardi. Meno di metà dei soldi ricevuti finora dalla Ue
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La capacità dell’Italia di investire le risorse del Pnrr resta insufficiente. A confermarlo, dopo il dato provvisorio emerso a inizio luglio durante un convegno dell’Anci, è la nuova relazione semestrale sullo stato di avanzamento del piano approvata martedì dalla cabina di regia. Il ministro degli affari europei, coesione e Pnrr Raffaele Fitto in conferenza stampa ha rivendicato un quadro “molto positivo” sottolineando che “è il caso di vedere il bicchiere mezzo pieno”. Ma i numeri non mentono: a fronte dei 194,4 previsti dal Piano per l’Italia, di 113,5 miliardi già ricevuti, a fine giugno ne sono stati spesi solo 51,4. Di cui la maggior parte, peraltro, attraverso crediti di imposta automatici. Lo scorso dicembre la spesa si attestava sui 45,6 miliardi che scendevano però a 42,9 tenendo conto della rimodulazione concordata con la Ue. In sei mesi si sono spesi dunque 8,5 miliardi, gonfiati appunto da bonus edilizi e incentivi la cui erogazione non dipende dall’efficienza della pubblica amministrazione.

Fitto ha prospettato un rapido decollo delle spese nel secondo semestre: “Se noi abbiamo procedure di assegnazione e selezione per 164 miliardi, appalti per lavori e forniture attivati per 122 miliardi, parliamo di numeri che saranno un crescendo nei prossimi mesi, abbiamo un superamento di gare per decine e decine di miliardi di euro che porteranno alla spesa concreta”. Giorgia Meloni, durante la Cabina di regia, ha aggiunto che “il 92% delle misure è stato regolarmente attivato”.

La premier ha ripetuto il refrain sul “primato” italiano: l’Italia, ha detto, “è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Pnrr”. Un confronto che non dice nulla sull’efficienza nell’attuazione: essendo di gran lunga il Paese destinatario di più risorse, il nostro piano aveva fin dall’inizio molti più obiettivi. Oltre al fatto che i primi risultati erano più facili da raggiungere perché si trattava soprattutto di approvare decreti e riforme, mentre ora prevalgono i target quantitativi.

“Il dibattito sulla proroga” della scadenza del Pnrr “è politico e legittimo, ma sarà affrontato eventualmente in Consiglio europeo tra tutti gli Stati membri e poi eventualmente dalla Commissione”, ha concluso Fitto rispondendo a una domanda sulle considerazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che più volte ha sostenuto la necessità di rivedere le scadenze. “Io, da ministro che segue il Pnrr, non posso partecipare al dibattito, ho una data di scadenza del Piano e per me quella è. Il dibattito è legittimo, può essere portato avanti, ma noi stiamo cercando di lavorare per confermare gli obiettivi al 2026”.

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