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Soggiorni di lusso e cene sul lago “in omaggio”: l’ex pm “anti-No Tav” Padalino sospeso da magistratura per 18 mesi

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Un soggiorno in un hotel di lusso sul lago d’Orta per sé, i familiari e la scorta dal valore di 2.293,50 euro, più un pranzo e una cena per un altro migliaio di euro nel ristorante dello chef stellato Antonino Cannavacciuolo. Per questi regali, ricevuti quando era pubblico ministero a Torino, il magistrato Andrea Padalino – ora giudice civile a Vercelli – è stato condannato dal Csm a un anno e sei mesi di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio, nonché al trasferimento al Tribunale dell’Aquila. Secondo il capo d’incolpazione, infatti, a garantire pernottamenti e pasti all’ex pm erano stati Fabio Pettinicchio, ex finanziere in quel momento indagato a Novara per un giro di sfruttamento della prostituzione (poi è stato condannato in via definitiva a quattro anni e nove mesi di reclusione), e l’avvocato di quest’ultimo, Pier Franco Bertolino, nel frattempo deceduto. La Sezione disciplinare dell’organo di autogoverno ha giudicato Padalino responsabile di aver usato “la qualità di magistrato al fine di conseguire vantaggi ingiusti”, facendo cadere però l’incolpazione originaria e più grave, cioè di aver accettato i regali nella consapevolezza che Pettinicchio fosse indagato. Per questo motivo anche la Procura generale della Cassazione, che rappresenta l’accusa nel processo disciplinare, ha abbassato la richiesta di condanna, passando dalla radiazione alla sospensione per due anni.

Padalino, già gip di Mani pulite a Milano negli anni Novanta, è stato titolare di varie indagini e processi contro i manifestanti No Tav, sostenendo l’accusa – poi caduta – di terrorismo nei loro confronti. Per i regali ricevuti da Pettinicchio era finito anche sotto processo a Milano per corruzione in atti giudiziari, con l’ipotesi che in cambio si fosse interessato ai procedimenti a carico del finanziere: nel 2022 è stato assolto dall’accusa in via definitiva. Scottato dall’esperienza, però, se l’era presa con la stampa che aveva raccontato la vicenda, arrivando – lo scorso novembre – a proporre l’obbligo di versare una cauzione per il giornalista che “pubblica notizie attinenti alla fase delle indagini”, da girare poi a chi, “al termine del procedimento, venga archiviato o assolto“.

Modificato da redazione web alle 16:15 del 05/07/2024

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