La crisi politica in Germania si è aggiunta alla crisi economica. Il malumore nella popolazione nei confronti del governo cresce e le urne lo hanno raccontato: crollo dell’alleanza Spd-Verdi, Cdu che torna a crescere ma, soprattutto, exploit dell’estrema destra di Alternative für Deutschland. Così, secondo quanto riferisce Politico, Berlino corre ai ripari e nel corso della riunione tra rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri dice basta alle sanzioni alla Russia che penalizzano, e quindi scontentano, le imprese nazionali: “Berlino è preoccupata per l’ampliamento di una misura che costringerebbe le aziende dell’Ue a garantire che i loro clienti non possano vendere beni sanzionati a Mosca”, scrive il quotidiano spiegando che “la Germania teme che le sue piccole imprese soffriranno se la misura verrà estesa a prodotti di uso civile come quelli chimici o le attrezzature per la lavorazione dei metalli”. Così il cancelliere Olaf Scholz ha definito false le accuse di boicottaggio, spiegando però che per trovare un accordo si deve ancora trattare: “Come per tutti gli altri pacchetti di misure, stiamo lavorando con gli altri intensamente e vogliamo assicurarci che tutto sia fatto nella maniera più pragmatica possibile“, ha detto in un’intervista alla Zdf.

La più importante potenza economica europea fa i conti ormai da anni con un peggioramento della situazione economica acuita dalla pandemia di coronavirus, prima, e dal conflitto scoppiato in Ucraina, poi. Berlino era infatti uno dei Paesi europei con più stretti rapporti economici con la Federazione e molte delle aziende nazionali hanno subito un pesante contraccolpo dallo stop all’interscambio commerciale con Mosca.

Adesso, il timore è che un nuovo pacchetto che preveda la richiesta di garanzie ai clienti sulle vendite dei prodotti, anche di uso civile, per evitare che questi vengano trasferiti nel Paese di Vladimir Putin colpisca ancora più duramente l’economia nazionale. Politico ricorda che, in precedenza, la cosiddetta clausola che vietava le forniture alla Russia si applicava solo alle armi da fuoco, all’equipaggiamento militare e ai beni dual use, ossia utilizzabili sia in campo civile che militare. Adesso questa clausola andrebbe a coprire ogni tipo di bene, anche di uso civile. Berlino ha anche “impedito la chiusura di una via di scambio che consente il trasporto di beni di fascia alta, comprese le auto di lusso, in transito dalla Bielorussia alla Russia“, ha aggiunto il quotidiano.

Questa volta, quindi, a bloccare il piano per colpire le casse di Vladimir Putin potrebbe non essere il solito Viktor Orban, a causa della sua mai celata vicinanza al leader del Cremlino, ma la Germania, uno dei Paesi che più si è speso nel sostegno militare ed economico a Kiev, nonostante gli storici rapporti con la Russia. Per questo, il lavoro della Commissione Ue, in trattative con la cancelleria tedesca per cercare di revocare il veto, sarà molto più difficile e delicato. Serviranno garanzie solide per evitare una nuova impasse europea.

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