Vista dal cielo, Cortina non è solo una montagna ferita, un bosco distrutto, un devastante cantiere a cielo aperto. È la confutazione iconica di quanto discutibile sia quello che hanno scritto i giudici del Tar del Lazio nell’ordinanza che non ha bloccato la costruzione della pista da bob “Eugenio Monti” per le Olimpiadi invernali 2026, come aveva invece chiesto Italia Nostra. L’hanno considerata una semplice ristrutturazione, che non altera l’ambiente. Un drone ha fotografato il movimento terra cominciato alcune settimane fa da parte dell’impresa Pizzarotti, che ha vinto l’appalto voluto dal ministro Matteo Salvini. Gli sbancamenti sono impressionanti, dove un tempo c’erano centinaia di larici secolari ora c’è solo la desolazione di ruspe, betoniere, camion che si muovono in ciò che rimane del bosco di Ronco. È stato spazzato via un parco giochi per bambini che il Comune aveva impiegato dieci anni per realizzare (spendendo un milione e mezzo di euro), è scomparso un percorso avventure sugli alberi, è stato smantellato il Bob bar.

Via libera dal Tar – I giudici amministrativi del Lazio, intanto, non hanno bloccato la pista da bob. Italia Nostra aveva presentato un corposo ricorso, riguardante sia il progetto originario (per il quale c’è stata una conferenza dei servizi nel 2023), che per quello “light” voluto dal ministro Matteo Salvini lo scorso dicembre. Secondo i giudici, “nel caso di specie, non si realizza ex novo un’infrastruttura, ma si procede ad una riqualificazione di una pista già esistente, atteso che, come noto, il progetto riguarda l’adeguamento della ‘Eugenio Monti’ ai fini dell’ottenimento delle omologazioni per ospitare le competizioni internazionali per le discipline di bob, parabob, slittino e skeleton”. In realtà il progetto che costerà (Iva compresa) circa 150 milioni di euro prevede l’eliminazione totale della vecchia pista, ormai inutilizzata da oltre dieci anni, e la costruzione di una struttura completamente nuova. Inoltre l’omologazione per il parabob è stata cassata da quando il Cio non ha previsto di inserire lo svolgimento di queste gare nel programma Paralimpico. La definizione di una semplice ristrutturazione era indicata anche nel dossier di candidatura, ma si è rivelata non aderente alla realtà. In ogni caso il Tar del Lazio ha respinto il ricorso relativo al primo progetto e i motivi aggiunti riguardanti quello più recente. Non ha rilevato irregolarità nella procedura, né violazioni della normativa ambientale e paesaggistica. Il Tar ha così ribadito che l’opera non è soggetta né a Valutazione di Impatto Ambientale (Via) né a Valutazione di Impatto Strategico (Vas). Le immagini raccontano una realtà diversa da quella delle sentenze.

Montagna blindata – La montagna chiude per due anni e sarà controllata a vista dalla Polizia di Stato. L’impresa Pizzarotti ha chiesto al sindaco Gianluca Lorenzi di vietare il transito lungo le strade che corrono lungo il cantiere, perché il via vai dei camion è diventato incessante. L’istanza risale al 12 aprile e ha portato alla firma di un’ordinanza da parte di Dino De Betta, responsabile del servizio di polizia municipale. Il divieto di transito riguarda tutti, eccetto i frontisti di via Cadelverzo di Sotto e via Cadelverzo di Sopra, dalla cosiddetta curva del bob che si trova sulla Statale 48 delle Dolomiti, che conduce al Passo Falzarego, fino a località Cadin. La scoperta è stata fatta da alcuni ignari cortinesi che andavano a fare quattro passi, come di consueto, lungo le strade che si inerpicano nel bosco di Ronco. Sono stati fermati da alcuni poliziotti che li hanno identificati, chiedendo le ragioni della loro presenza. “Una semplice passeggiata”, hanno spiegato. Da adesso in poi, e fino all’aprile 2026 (data di cessazione dei lavori), non potranno più farla. Il divieto vale per tutto il giorno e per tutti i giorni della settimana. Solo chi abita da quelle parti può transitare. Un disagio preventivale, anche se non era previsto il controllo ferreo sull’area di cantiere. Evidentemente si temono presenze estranee, considerando l’attenzione che i lavori della pista da bob stanno suscitando nell’opinione pubblica, i cui ritardi, nonostante le rassicurazioni di Pizzarotti, sono già evidenti.

Saldini, nomina regolare – E supera l’esame dell’Autorità nazionale anticorruzione il nuovo amministratore delegato di Società Infrastrutture Milano Cortina 2026 (Simico), Fabio Massimo Saldini. Era stato scelto dal ministro Salvini a metà febbraio, quando era stato silurato Luigivalerio Sant’Andrea, commissario di governo e direttore generale. Contro la nomina di Saldini si era schierata Alleanza Verdi e Sinistra, con un esposto in cui veniva denunciato il fatto che il professionista fosse già stato alle dipendenze di Simico, come responsabile unico del procedimento, fino al gennaio 2023, quando si era dimesso. Il fatto che fosse rientrato nella società con un incarico di vertice aveva portato a sollevare il sospetto di una incompatibilità, in base alla legge n. 39 del 2013. Il ministero delle Infrastrutture ha diffuso una nota: “Anac, rispondendo alla segnalazione relativa alla presunta illegittimità nel conferimento dell’incarico di amministratore delegato della Simico-Società infrastrutture Milano-Cortina, ha confermato la validità della nomina dell’architetto Saldini quale amministratore delegato, secondo la designazione fatta dal governo, e in particolare dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti”. Anac ha archiviato perché “non ricorre la fattispecie dell’inconferibilità, rientrando Simico nella categoria degli enti di diritto privato in controllo pubblico, e non in quella degli enti pubblici”.

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