Avete forse sentito parlare del “punto di non ritorno” del 5% nelle vendite al di là del quale una nuova tecnologia finisce per imporsi sulla vecchia. Si chiama anche la “legge del 5%” ed è una cosa osservata spesso nel passato per le nuove tecnologie, dai telefoni cellulari ai social media.

Così, arriva in questi giorni un rapporto di Bloomberg Green sui veicoli elettrici che mostra come 31 paesi (inclusa l’Italia) hanno superato il fatidico 5%, con alcuni che sono andati ben oltre. Al momento, l’elettrificazione è guidata principalmente dai paesi dell’Europa del Nord con la Norvegia che arriva all’80% delle vendite. Ma è la Cina il vero paese guida, con quasi due milioni di veicoli elettrici venduti nel quarto trimestre del 2023. Anche se per ora è soltanto il 23% delle vendite totali, con oltre 300 milioni di automobili circolanti l’elettrificazione della Cina è destinata a trascinarsi dietro il resto del mondo.

Curiosamente, ci sono paesi ricchi e tecnologicamente avanzati che sono in ritardo. Fra questi, gli Usa che sorpassano di poco l’8% delle vendite. Il Giappone, poi, supertecnologico com’è, sta sotto il 5% e non entra nemmeno nella lista. L’Italia, invece, ce la fa per un pelo con il 5.3%, anche se è la penultima in classifica, appena sopra la Grecia.

Ognuno di questi paesi fa storia a sé, e ci sono svariati motivi per il loro ritardo. Per esempio, gli Usa sono oggi il più grande produttore mondiale di petrolio, e non stupisce che non vogliano abbandonare il mercato dei carburanti. Da notare anche che il petrolio gli serve per tenere in funzione il loro apparato militare gigantesco. A questo, si aggiungono ragioni ideologiche: pare che in certi stati “rossi” (ovvero Repubblicani), i veicoli elettrici siano considerati un insulto allo stile di vita americano. Così, si rischia di ritrovarsi la carrozzeria della macchina parcheggiata graffiata con il classico chiodo arrugginito dal primo esagitato che passa di lì. Non si sa quanto sia un evento frequente, ma ci sono dei filmati sul web che mostrano che alle volte succede.

Il Giappone, invece, non ha problemi ideologici, ma è stata probabilmente la riluttanza a perdere il primato nei veicoli ibridi che ha rallentato l’adozione degli elettrici puri. Questo spiega in buona parte lo scetticismo dell’ex-presidente di Toyota Motors, Akiyo Toyoda. Un altro fattore è stato il tempo perso dietro la chimera dell’idrogeno, dove hanno speso un sacco di soldi per sviluppare una tecnologia che non funziona. Ma, conoscendo i giapponesi, è probabile che correranno ai ripari e riprenderanno rapidamente il tempo perduto.

E l’Italia? Un discreto disastro. Nonostante la nostra tradizionale esperienza con la costruzione e la progettazione dei veicoli stradali, siamo rimasti al palo con l’elettrificazione. Forse in parte dovuto al tanto lodato (molto a sproposito) Sergio Marchionne che ha fatto quello che poteva per sabotare i veicoli elettrici. Ma sarebbe troppo dar la colpa a una sola persona. In realtà tutto il sistema economico italiano si sta de-industrializzando, specialmente per quanto riguarda le industrie ad alta tecnologia.

Non è questa la sede per una disamina dei tanti problemi che affliggono la nostra economia. Diciamo soltanto che se non ci diamo una mossa rischiamo di trovarci fuori dai paesi industrializzati. Ma consoliamoci, poteva andare peggio. Nonostante la pesante campagna denigratoria contro i veicoli elettrici su tutti i media, siamo comunque rientrati fra i paesi che hanno passato il limite del 5% delle vendite. Questo vuol dire che ci sono persone in questo paese che ancora ragionano con la loro testa. Ce la possiamo ancora fare!

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