Claudio Foti è innocente. La quinta sezione penale della Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria che lo travolse nell’estate del 2019 con l’inchiesta Angeli e Demoni. Dieci mesi fa, la Corte d’Appello di Bologna aveva ribaltato la sentenza di condanna a 4 anni inflittagli dal Tribunale di Reggio Emilia per abuso d’ufficio e lesioni e la Procura generale era ricorsa contro l’assoluzione. Quel ricorso è stato giudicato inammissibile “con conseguente irrevocabiltà della sentenza di assoluzione di quest’ultimo dai reati di abuso d’ufficio, per non aver commesso il fatto, e di lesioni gravi perché il fatto non sussiste”.

Quando ho saputo dell’assoluzione ho telefonato a Foti per chiedergli che significato aveva per lui questa assoluzione, attesa per 5 anni, dopo un delirante processo mediatico che aveva già emesso la sentenza di condanna, mostrificandolo. Mi ha risposto con queste parole: “Il sistema giudiziario che in Italia ha una grande valenza dal punto di vista della garanzia dei diritti, perché prevede tre gradi di giudizio e ha quindi un sistema di autoregolazione, oggi mi ha assolto. Che cosa sento? E’ come se mi avessero detto ‘Sorry, Ci scusi’. Ma è successo qualcosa in questi lunghi cinque anni, alla mia vita. Sono stato rovinato sul piano umano e professionale, l’associazione Hansel e Gretel per la quale ho lavorato per 30 anni è stata distrutta, una gogna mediatica feroce mi ha segnato e oggi cosa dovrei rispondere, ‘no problem’?”.

Parole dalle quali emerge l’amarezza di chi, mentre attendeva una giustizia che riconoscesse la sua innocenza, ha dovuto sopravvivere. E Claudio Foti è sopravvissuto grazie alla scrittura. Lettere dal trauma è uno dei due testi che sta per pubblicare e che raccoglie la corrispondenza con pazienti che ha curato e che ha aiutato ad uscire dall’inferno della sofferenza. L’altro testo è Sopravvissuto e fa riferimento proprio alla vicenda giudiziaria che lo ha travolto e sulla quale fa considerazioni di carattere culturale sul clima che si respirava in Italia nei giorni di Bibbiano, nel 2019. Una riflessione che dovrebbero fare in primis i giornalisti che scrissero senza riflettere, senza accertare se fosse vero ciò che veniva presentato come un fatto. Dalla bufala dell’elettroshock fatto ai bambini, scambiando per una tortura l’Emdr (anche la procura di Reggio Emilia prese le distanze da quella panzana) a quella di un Claudio Foti che si travestiva da lupo per terrorizzare i piccoli pazienti, anche se a Bibbiano aveva seguito solo adolescenti e anche se, ovviamente, non si era mai travestito da lupo.

Notizie che erano il risultato di manipolazioni della realtà: scrissero che Foti esercitasse la professione di psicoterapeuta senza averne alcun titolo. Se i giornalisti che pubblicavano per sentito dire avessero fatto una telefonata all’Ordine degli psicologi, avrebbero scoperto che in base alla legge 56/89, ai laureati che prima dell’istituzione della laurea in psicologia (nel 1971), avevano seguito corsi di qualificazione e formazione in psicologia e psicopatologia, veniva riconosciuta la possibilità di iscriversi all’Albo degli Psicologi. E ancora, la divulgazione di intercettazioni che nulla c’entravano con l’inchiesta e che riguardavano la vita privata di Foti.

Anche i politici dovrebbero riflettere, speranza vana, soprattutto quelli che corsero per primi a Bibbiano perché si approssimavano le elezioni regionali e strumentalizzare un’inchiesta per mettere sotto accusa i servizi sociali della regione “rossa” venne vista come un’occasione ghiotta. In quella che divenne una sorta di caccia alle streghe si parlò di “sistema Bibbiano” e di centinaia di allontanamenti; ma pochi accertarono il numero reale degli affidi in Emilia-Romagna o a Bibbiano. In Commissione regionale emerse che il Tribunale dei minori di Bologna aveva disposto, nel 2018, 148 affidi e nei primi mesi del 2019 ne aveva disposti 101: in totale 249 allontanamenti in 18 mesi. Giuseppe Spadaro, all’epoca presidente del Tribunale dei minori di Bologna, sentito in commissione regionale sugli affidi, dichiarò che fosse il più basso numero di allontanamenti sul territorio nazionale. Quanto agli allontanamenti della Val d’Enza, erano in linea con le percentuali di allontanamenti fatti in tutta la regione.

Quale sia la consistenza di un’inchiesta che ha portato altre 21 persone a processo, ancora oggi, davanti al Tribunale di Reggio Emilia, lo sapremo dopo il terzo grado di giudizio. Ma il processo mediatico e l’opportunismo dei politici che fecero la passerella a Bibbiano sono state la manifestazione inquietante di un offuscamento della coscienza collettiva e di raro cinismo a scopo elettorale.

Claudio Foti ha vinto la sua battaglia giudiziaria insieme al suo legale Luca Bauccio, che ha commentato con queste parole l’ordinanza della Cassazione: “Con la definitiva assoluzione di Claudio Foti è stata smascherata una mostruosa macchina del fango costruita per finalità che non hanno nulla a che fare con i minori e con la giustizia. E’ stato accusato sulla base di una consulenza tecnica completamente destituita di fondamento scientifico e giudicata inaffidabile. Non vi era alcun legame tra la sua psicoterapia e la presunta malattia di una ragazza. E la diagnosi della malattia era stata fatta senza il rispetto delle regole più elementari. Ci sono voluti anni di battaglie, ma ora possiamo dirci soddisfatti. Giustizia è fatta. Ora bisognerà ricostruire una vita e una professione travolte da una accusa profondamente ingiusta e immotivata”.

Nonostante giustizia sia stata fatta, ci saranno molti, anche tra i giornalisti, che vorranno continuare a pensare Claudio Foti colpevole. E’ difficile smettere di gridare “al mostro” dopo che lo si è creato. O forse è difficile dire “abbiamo sbagliato”.

Ps: per approfondimenti suggerisco la lettura del libro Bibbiano: dubbi e assurdità, edizioni Alpes, 2023.

@nadiesdaa

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