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Operaio di 37 anni muore a Brindisi dentro la Jindal Films: “Schiacciato da un carro ponte”

Operaio di 37 anni muore a Brindisi dentro la Jindal Films: “Schiacciato da un carro ponte”
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Schiacciato da un macchinario a 37 anni. È morto così Gianfranco Conte, operaio della Jindal Films nello stabilimento di Brindisi. L’uomo è deceduto poco attorno all’ora di pranzo nell’ospedale Perrino, dove era stato trasportato d’urgenza in ambulanza dopo essere stato soccorso da alcuni colleghi. All’interno dell’impianto della Jindal Films – multinazionale impegnata nella lavorazione di materiali polimerici – è arrivato il personale dello Spesal che, insieme agli investigatori della polizia, sta cercando di ricostruire la dinamica dell’incidente che ha provocato il decesso di Conte.

Il 37enne era originario di Tuturano, una frazione del capoluogo pugliese, ed era impiegato da tempo nell’azienda che produce packaging nella zona industriale di Brindisi. Secondo quanto ricostruito nei primi accertamenti degli uomini della Squadra mobile, Conte – sposato e con due figlie – stava manovrando un carro ponte con una bobina che, per cause da accertare, gli è finita addosso uccidendolo per “traumi da schiacciamento”. L’operaio ha chiesto aiuto ed è stato soccorso, ma è morto in ospedale. La procura di Brindisi ha aperto un fascicolo per omicidio colposo.

“Queste tragedie riflettono una crisi profonda nella gestione della sicurezza sul lavoro e richiedono una risposta immediata e decisa da parte di tutti gli attori coinvolti”, ha detto il segretario generale della Cgil di Brindisi, Antonio Macchia. La Cgil di Brindisi chiede “una revisione immediata delle politiche di sicurezza sul lavoro all’interno delle aziende, per assicurare che ogni lavoratore operi in un ambiente sicuro e protetto”. Inoltre la stessa organizzazione sindacale ritiene necessaria “una intensificazione dei controlli da parte delle autorità competenti”. Per infortuni sul lavoro nella zona industriale di Brindisi, è il secondo incidente tragico in due settimane dopo la morte di un 40enne caduto da un’altezza di dieci metri, dal tetto di un capannone, l’1 marzo.

“È finito il tempo del cordoglio e delle frasi di circostanza, è il momento delle misure forti, concrete. Questa strage va fermata”, dicono Gianni Ricci, segretario generale della Uil di Puglia, e Fabrizio Caliolo, coordinatore territoriale della Uil di Brindisi. “Ci aspettiamo una reazione forte – aggiungono – da parte delle istituzioni, con investimenti seri per invertire questa pericolosissima deriva. Ci continuiamo a chiedere: come avrebbero reagito se tutte queste morti fossero state provocate dalla criminalità organizzata?”.

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