di Pietro Francesco Maria De Sarlo

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova” diceva Agatha Christie. Vale anche in politica?

Primo indizio. Viene costituita Basilicata Casa Comune (BCC) e, dopo qualche vivace discussione interna, Chiorazzo si candida a governatore. Con tempi record, per i riflessi della politica lucana, il Pd e la componente materana del M5S si schiacciano su Chiorazzo e lo proclamano leader del campo largo. Viene appoggiato anche dalla nomenclatura locale del Pd vicina a Bonaccini e con amicizie consolidate con Enrico Letta (l’ex governatore De Filippo in particolare, costretto alle dimissioni per le vicende cd di rimborsopoli), e con la sponsorship dell’ex ministro Speranza.

Contro di lui si apre un fuoco di sbarramento capeggiato da un altro ex governatore, Marcello Pittella anche lui costretto alle dimissioni per le vicende di Sanitopoli (per cui è stato di recente assolto in Appello, ndr), di estrazione socialista e ora in Azione con Calenda, e dal membro della direzione Pd Salvatore Margiotta, ex Margherita. A seguire la maggioranza del M5S sull’orlo di una crisi di nervi. In questa diatriba, tra potentati Pd ed ex Pd, i programmi e le necessità dei lucani sono assenti. La candidatura appare comunque divisiva e quindi non idonea a vincere. Inoltre, come dimostra l’Abruzzo, se in giro c’è la vecchia dirigenza Pd e non c’è rinnovamento non c’è campo largo che tenga. Le persone non vanno a votare! Punto. Come in Abruzzo. Perché si insiste così oltre misura su Chiorazzo?

Secondo indizio. In ogni elezione, soprattutto locale, c’è la ricerca di un civico che faccia da front-man. Viene utilizzato come foglia di fico, sempre in modo strumentale e buttato via senza neanche troppi complimenti, quando per i motivi più diversi non è più utile alla bisogna. Chiorazzo viene dipinto come civico, promosso da un gruppo espressione del laicato cattolico. Invece di essere semplicemente accantonato come in tutti gli altri casi, quando anche ai ciechi diventa chiaro che sul suo nome non si può fare nessun campo, tratta addirittura da pari con Conte e Schlein che non riescono dargli contropartite sufficienti.

Terzo indizio. Nessuna offerta sembra far desistere Chiorazzo e farlo ritirare. Rappresenta poteri che non glielo consentono oppure ha già speso troppi soldi (di chi? Suoi?) o è troppo orgoglioso?

Quarto indizio. Nasce Umbria Casa Comune. A comunicarlo è lo stesso Chiorazzo che parla di ‘fermenti’ simili in tutta Italia. In Umbria a farne parte c’è un altro pezzo da novanta: Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21.

Quinto indizio. Sul suo profilo social capeggiano foto opportunity di Chiorazzo con il Papa e con il cattolico in politico più illustre che ci sia: Sergio Mattarella.

Sesto indizio: tutta la stampa nazionale lo tratta con bonomia incomprensibile.

Settimo indizio: si moltiplica in molti convegni politici la presenza di prelati e vescovi.

L’unica cosa che stona con il quadro è Margiotta, che da ex Margherita avversa Chiorazzo. Non è stato avvisato? Di cosa? Non datemi retta. Ho una certa età e vaneggio, ma tutto ciò per me costituisce la prova del prossimo lancio di un partito cattolico in Italia. Non una nuova DC, ma lo scorporo dal Pd della componente cattolica. Se il progetto fosse dichiarato non ci sarebbe nulla di male. Ma si usa una regione del Sud allo stremo e che avrebbe bisogno invece di contenuti, visione, capacità e proposte da cavia.

Per me non c’è spazio per un partito cattolico. Lasciamo i partiti ‘confessionali’ all’Iran e i cattolici liberi anche di non apprezzare Draghi. Cosa c’entra? Non so se dietro questo disegno ci siano i fan della Agenda Draghi, che hanno già dato l’Italia a Meloni. La cosa certa è che, dopo l’Abruzzo, le si sta dando anche la Basilicata e che, senza rinnovamento di ceto politico, il campo – anche grandissimo – non vince. In Basilicata, salvo miracoli, ci sarà il diluvio; in Abruzzo c’è stata una rinfrescante pioggerellina.

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