Ora la responsabilità, per paradosso, comincia a caricarsi sulle spalle dei leader del centrosinistra, attesi a “non sbagliare niente” per provare a costruire un’alternativa al governo di destra. Dopo la prima spallata con le elezioni regionali in Sardegna, nelle quali l’alleanza l’ha spuntata per qualche centinaio di voti, ecco l’Abruzzo, dove la sfida è aperta tra un altro fedelissimo di Giorgia Meloni, il governatore uscente Marco Marsilio, e il candidato che riunisce davvero il campo largo, dalla sinistra ad Azione passando per i 5 Stelle e il Pd, l’ex rettore Luciano D’Amico. Ma sullo sfondo c’è la Basilicata: si voterà tra un mese e mezzo e la coalizione si ritrova ancora infilata in un vicolo cieco. Al momento resta barricato sulle sue posizioni l’unico candidato, l’imprenditore del settore del sociale Angelo Chiorazzo, indicato da Basilicata Casa Comune, associazione di centrosinistra di ispirazione cristianosociale e cattolico democratica. Però – come ha raccontato in questi giorni il Fatto Quotidiano – Chiorazzo non riunirebbe il campo progressista, né quello largo come in Sardegna né quello larghissimo come in Abruzzo. E dunque non ci sarebbe speranza di contendere la vittoria al presidente ricandidato Vito Bardi.

“Sul Sole 24 ore di oggi – interviene il diretto interessato – mi vengono attribuite trattative per posti in giunta o altri strapuntini, in cambio del mio ritiro dalla corsa alla presidenza. Smentisco categoricamente questa dinamica, probabilmente suggerita da qualche mano interessata”. Nessuna parole sulle sue intenzioni. Da giorni proseguono le trattative e gli appelli perché si faccia da parte. Oggi tocca per esempio ad Angelo Bonelli, leader di Europa Verde: “Non è un nome che unisce e quindi bisogna lavorare su un nome. Auspico che anche chi lo ha proposto e lui stesso capiscano che prima di tutto viene la necessità di fermare la destra. Ci sono le condizioni per vincere anche in Basilicata”. Chi lo ha proposto è nel Pd. E anche da lì, in stereofonia, dalla destra e dalla sinistra del partito, si registrano inviti a Chiorazzo perché molli l’osso. “Ogni volta che si sceglie un candidato o una candidata – dice Stefano Bonaccini – il principio attorno a un programma condiviso dovrebbe essere quello di scegliere il candidato o la candidata più in grado di aggregare forze politiche o movimenti civici e provare a vincere”. “Non ho detto che Chiorazzo non sia il candidato adatto – precisa – Ho detto che serve qualcuno che aggreghi il massimo di forze politiche possibili”. Il non detto è che Chiorazzo non è quel qualcuno. Roberto Morassut, della sinistra del partito, da parte sua auspica il “metodo Abruzzo” anche per la Lucania: “Una scelta civica di grande profilo scientifico, di grande autorevolezza internazionale e che conosca in primo luogo la drammatica emergenza sanitaria che ormai impegna tutto il Paese. Una figura che non abbia il timbro di nessun partito ma al tempo stesso sia gradita a tutti. Questa figura c’è. Non ci vuole fantasia”.

Secondo il Quotidiano del Sud il pressing totale del Pd su Chiorazzo potrebbe avere dei risultati quanto prima. Al giornale lucano il responsabile nazionale per gli enti locali del partito Daniele Baruffi ha espresso ottimismo: “Le cose si stanno instradando nel verso giusto”. I nomi alternativi che girano da giorni sarebbero ben visti sia da centristi che dal M5s: il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza, Rocco Paternò, e l’ex direttore generale dell’Asp, Lorenzo Bochicchio. Poi ci sono quelli più politici e meno civici. E tra questi c’è anche quello dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza che peraltro continua a negare la sua disponibilità.

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