Mi dispiace per i larici buttati giù a Cortina per fare la pista da bob, ma le facciamo o no queste Olimpiadi? Se le facciamo, non dobbiamo renderci ridicoli. Io le avrei fatte anche a Roma, ma la Raggi disse di no. Le Olimpiadi, bene o male, portano movimento e qualche soldo”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan, su Radio24, dallo scrittore Mauro Corona, che si dissocia dal coro dei contrari alla nuova pista da bob a Cortina per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026.

Corona, che vinse il bronzo ai campionati italiani di bob nel 1972 a Cervinia con Rino Bianchi di Cibiana, è netto: “Se pensiamo che queste Olimpiadi finiranno all’estero perché non abbiamo le attrezzature, allora ci rendiamo ridicoli. Quello che si costruisce in vista delle gare olimpiche serve alla gente anche dopo le Olimpiadi. Perché siamo scarsi nel bob e vincono sempre i tedeschi? Perché non abbiamo impianti dove allenarci. Come fa un ragazzo appassionato di bob a trovare un posto dove allenarsi?”.

L’alpinista e scrittore cita poi il bobbista Eugenio Monti, a cui nel 2004 è stata intitolata la pista olimpica di Cortina. Soprannominato Rosso Volante, Monti morì suicida nel 2003 dopo uno scandalo dovuto ai suoi tentativi di costruire piste sciistiche utilizzando la dinamite.
“Ma insomma – continua Corona – vogliamo usare sì o no la montagna per sopravvivere? Quella pista da bob lì significherebbe avere dopo impianti di allenamento e consentirebbe quindi di creare un indotto. Ora già lo so che per queste mie parole mi sto scavando la fossa e rischio lo scontro con chi non vuole niente. Io vorrei fondare una società che protegga la montagna dai protettori della montagna: vivono a Milano o a Roma, però decidono cosa si deve fare per la montagna”.

E aggiunge: “Il mio grande amico e maestro Mario Rigoni Stern diceva che la montagna va adoperata con intelligenza e rispetto, ma va adoperata. Non è possibile che non si faccia mai nulla, la montagna di chi è? Di coloro che ci vivono, non di chi ci va in ferie per 15 giorni l’anno negli hotel a 15 stelle. Nella Val Comelico c’era da fare un piccolo collegamento per una seggiovia e uno ha detto di no. E chi è costui, di cui peraltro voglio dimenticare il nome? Uno che abita a Venezia. Io invece vorrei vedere almeno un ministro che viva quassù. Qui servono posti di lavoro ma la politica se ne frega“.

Corona conclude: “C’è il timore di abusi prima di costruire impianti, ma ricordo che una volta esistevano “gli assistenti contrari” dei cantieri, che controllavano persino i tombini. Gli abusi ci sono perché si parte già con l’idea di abusare. Ma basta, ci vogliono controlli severissimi e via in galera. Ma non si può non fare nulla, soprattutto nelle zone povere di montagna dove non nevica. Qui bisogna creare posti di lavoro, altrimenti la gente va via. E alla politica non frega nulla che la montagna si spopoli. Faremo una figura con le Olimpiadi…”.

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