La missione Aspides nel Mar Rosso è completamente diversa da quella in Ucraina, perché rimaniamo in un perimetro difensivo: qui parliamo di attacchi alle nostre navi e ai nostri interessi commerciali che dobbiamo difendere. Cosa c’entra con l’armare l’Ucraina ormai da due anni a questa parte e impegnarsi con Kiev per 5 miliardi l’anno per 10 anni, come ha fatto la Meloni? Non vedo come possano stare insieme le due cose”. Così nella trasmissione 24 Mattino (Radio24) Riccardo Ricciardi, vicepresidente del M5s e capogruppo del Movimento nella Commissione Esteri di Montecitorio, risponde al conduttore Simone Spetia, con cui ha un serrato botta e risposta sul voto dei pentastellati a favore della missione nel Mar Rosso e sulla posizione degli stessi in merito alle armi a Kiev.

A Spetia che sottolinea la labilità della differenza tra missione difensiva e missione offensiva, il parlamentare replica: “No, con la strategia che da 2 anni stiamo adottando per l’Ucraina non facciamo che continuare ad assecondare lo scenario di guerra e non facciamo nulla per fermare il conflitto. Noi da ben due anni siamo per fermare questa guerra in Ucraina. Qui il distinguo da fare non è quello tra missione offensiva o difensiva, ma su un altro punto: le nostre navi non è che vanno a fare operazioni al fine di cercare in giro gli Houthi e di ucciderli – spiega – né ci si presta come base logistica per operazioni di terra con l’obiettivo di entrare nel territorio. Questo riguarda la missione americana e non c’entra niente con quello che abbiamo votato ieri alla Camera, è una cosa completamente diversa. Qui si tratta di tutelare le nostre navi, le nostre industrie, i nostri interessi economici e soprattutto i posti di lavoro“.

Ricciardi aggiunge: “Sottolineiamo come la situazione nel Mar Rosso sia la conseguenza di fatti su cui l’Italia è stata colpevolmente muta all’Onu, non votando il ‘cessate il fuoco’ a Gaza e non facendo mai pressione su Israele perché si fermasse. Poi ci si sveglia e ci si accorge che dal Mar Rosso passa il 15% del traffico commerciale mondiale, senza capire che assecondare in qualche modo una politica del genere crea destabilizzazione”.
Spetia dissente e menziona l’Iran. Il deputato del M5s risponde: “Ma è chiaro che esiste da sempre una strumentalizzazione della questione palestinese da parte di estremisti in quell’area. Succede da 50 anni e quindi probabilmente del popolo palestinese non interessa a nessuno”.

E sottolinea il metodo dei due pesi e delle due misure su Kiev e su Gaza: “Quel che è certo è che l’Occidente da una parte invoca la battaglia per la libertà, per la democrazia e per i diritti umani in Ucraina e dall’altra di fronte a 30mila morti a Gaza e alla recente strage di 120 innocenti, uccisi deliberatamente dall’esercito israeliano perché in fila per il pane, è evasivo nella condanna a Israele e dice che bisogna stare attenti all’escalation. Ma quale escalation? Ammazzare persone in fila per il pane è uno dei crimini più orrendi che si siano mai visti, però Netanyahu non viene mai bollato come un criminale“.

Il battibecco tra il deputato e il conduttore della trasmissione torna ancora una volta sulla distinzione tra missione difensiva e offensiva nel Mar Rosso. Spetia fa notare che connotandola come missione difensiva equivale a lasciare il lavoro sporco agli inglesi e agli americani: “Non è un po’ come tirarsi indietro da parte dell’Italia?”.
Ricciardi risponde provocatoriamente: “E non è lo stesso con l’Ucraina, cioè lasciare il lavoro sporco agli ucraini dicendo loro di difendersi contro i russi, mentre noi mandiamo le armi? Io da 2 anni dico che, se in Ucraina c’è il male assoluto che sta avanzando e che, come dicono coloro che sono a favore delle armi, rischia di arrivare a Roma, allora andiamo tutti insieme a combattere, perché qui stiamo solo perdendo tempo – chiosa – Che significa allora ‘far fare il lavoro sporco agli altri’? Noi come Unione europea non abbiamo una politica difensiva e una struttura militare che possa fare determinate operazioni, quindi non è assolutamente pensabile questa cosa al momento”.

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