Imparare cose nuove, sempre. È con questa motivazione che Silvia Gentiluomo, chimica dei materiali di 34 anni, ha lavorato a Torino, Patrasso e Genova. Ora la sua voglia di migliorarsi ha trovato casa a Emmen, in Olanda, dove circa tre anni fa ha iniziato nel ruolo di ricercatrice per una multinazionale. Il suo compito è scoprire i materiali del futuro per la stampa 3D. “Nel mio campo non puoi rimanere alle basi – racconta a Ilfattoquotidiano.it – In Italia mi sono trovata bene, ma dopo un po’ era diventato uno stagno. E io avevo bisogno di visitare l’oceano”. Nei Paesi Bassi ha trovato almeno tre motivi per restare: innovazione continua, equilibrio tra ore lavorate e vissute, e una persona con cui condividere la vita.

Cresciuta a Carmagnola, comune piemontese di circa 28mila abitanti, Gentiluomo ha studiato Scienze dei materiali all’Università di Torino. Dopo la laurea ha fatto uno stage al centro ricerche di una multinazionale di automotive per cui realizzava composti polimerici con nanotubi di carbonio e ritardanti di fiamma. Quasi un anno più avanti nella stessa azienda le hanno offerto un posto come ricercatrice. Ma a tempo determinato, per sei mesi. “È stata un’esperienza molto formativa – spiega – ma alla fine dei conti non mi hanno rinnovato il contratto e ho dovuto cambiare”. È in quel momento che ha deciso di provare a entrare all’Istituto italiano di Tecnologia di Genova, uno dei più importanti d’Italia.

In totale ha trascorso in Liguria circa cinque anni, con un assegno di ricerca e una borsa di dottorato. Lì ha imparato a sviluppare materiali avanzati a base di polimeri contenenti grafene e altri filler bidimensionali. È anche a Genova che si è avvicinata alla stampa 3D. “È un termine ombrello per indicare una serie di tecniche che servono a fare un oggetto tridimensionale, strato su strato – dice – Il mio compito è creare materiali con caratteristiche particolari, per proprietà termiche, visuali (ad esempio opache o lucide) o di altra natura, che possano essere utilizzati nella stampa 3D”.

Grazie al lavoro cominciato in Italia è riuscita a specializzarsi in questo campo, il che le ha permesso di avere un’ottima posizione nella multinazionale in cui lavora adesso. “Non ho mai visto laboratori così completi, puliti e attenti alla sicurezza come a Genova”- dice. Secondo ultime stime Inail disponibili, aggiornate al 2019, gli infortuni nell’industria chimica sono in media il 50% in meno che nel resto dei settori manifatturieri. Ma quando avvengono hanno effetti di menomazione nel 9,7% dei casi. Per questo, in Italia come anche in Olanda, quando entra nei laboratori, Gentiluomo indossa sempre scarpe a punta rinforzata, pantaloni lunghi, occhiali e guanti. L’azienda in cui lavora poi investe su una cultura professionale che eviti i rischi legati alla salute mentale.

“Fanno il massimo perché nessuno vada in burnout – spiega – in Olanda non vedrai mai un dipendente che lavora fino alle otto di sera. Dopo le 17 l’ufficio si svuota. Qui capiscono che non puoi rendere allo stesso modo se sei stanco”. La stessa filosofia è valida un po’ in tutto il Paese, dove Silvia è riuscita a trovare un clima umano positivo, anche al di sopra delle aspettative. “Non ho avuto difficoltà a inserirmi, ho trovato persone molto disponibili e in effetti anche l’amore della mia vita”. Rientrare al momento non è in programma. Anzi, si è ormai adattata perfino ad andare in bici sotto la pioggia: “Sono diventata più coriacea – dice – Finalmente è arrivato il momento di fermarmi”.

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