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L’ossessione per creme e skincare inizia già a 10 anni, il controverso trend preoccupa gli esperti: “Seri pericoli per la pelle ma anche per l’autostima”

Si chiamano Gen Alpha Influencer, hanno tra i 10 e i 14 anni e mostrano sui social come usano sieri, maschere e creme idratanti. Ma a quell’età, avverte la dermatologa, i cosmetici formulati per pelli adulte sono inutili, se non dannosi: si rischiano dermatiti, acne e irritazioni

di Beatrice Manca

Scoprono cosmetici e prodotti di bellezza su TikTok, seguono i consigli delle influencer e poi corrono in profumeria per comprare creme, sieri e maschere idratanti. O per farsele regalare dai genitori al posto dei giocattoli. Una nuova generazione di beauty addicted sta conquistando la scena, ma gli esperti sono preoccupati: si può avere una skincare routine a 11, 10 o perfino a 8 anni?

Sappiamo che TikTok è un fenomenale incubatore di tendenze, soprattutto nel campo del make up e della skincare, la vera ossessione dei nostri tempi. Un esercito di content creator e beauty influencer spiega quanti e quali prodotti applicare sul viso mattina e sera per una pelle perfetta, a volte determinando il successo di un particolare brand, di un certo contorno occhi o di uno specifico olio per le labbra (cercate l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt per credere). Sappiamo però anche che i fruitori della piattaforma sono giovani, anzi, giovanissimi. A volte bambini o preadolescenti: quelli che gli inglesi chiamano tweenager, tra i 10 e i 14 anni. Era solo questione di tempo prima che i due fattori si sommassero: la Gen Alpha (che accoglie chi è nato dopo il 2010) si è innamorata della skincare e considera negozi come Sephora e Douglas il luogo di ritrovo per un pomeriggio di giochi. Le commesse d’oltreoceano postano sui social i video delle corsie prese d’assalto da bambine di 9 o 10 anni che chiedono gli stessi prodotti che comprerebbero le loro madri. Prodotti per i segni dell’età compresi, per quanto paradossale possa sembrare. Tra i marchi più desiderati dalle tweenager ci sono Drunk Elephant, Bubble e Glow Recipe – dai packaging coloratissimi. Per rispondere alle richieste dei genitori, il marchio Drunk Elephant ha pubblicato sul sito l’elenco dei prodotti sicuri sotto i dodici anni, specificando: “In generale, sconsigliamo l’uso di prodotti contenenti un’alta concentrazione di principi attivi, che risolvono problemi non presenti a questa età”. Ma usare una crema al retinolo a 9 anni, avvertono gli esperti, può avere serie conseguenze sia sulla pelle che sul benessere mentale.

I rischi dei prodotti cosmetici sulla pelle dei bambini – Michela Quaglini, dermatologa del Centro Diagnostico Italiano (Milano) conferma che il trend è arrivato anche in Italia: “Ultimamente i giovani, soprattutto le ragazze, sono molto più attenti alla skincare rispetto a un tempo e iniziano a utilizzarla già a 10 o 11 anni, nell’età prepuberale. A volte usano prodotti che non sono adeguati e poi arrivano dal dermatologo, portati dai genitori, con dermatiti e irritazioni”.

A quell’età, spiega la dermatologa, la pelle ha delle caratteristiche che rendono non solo superflue, ma addirittura dannose, le creme formulate per pelli adulte e mature. “La cute dei bambini è assolutamente in grado di autorigenerarsi: al netto di eventuali allergie o problemi dermatologici, è una cute integra, elastica, compatta e idratata. Quindi non servono prodotti come il retinolo, che funzionano perché vanno a esfoliare il primo strato cutaneo per favorire il rinnovamento cellulare. Si rischia di seccare la pelle e andare incontro ad abrasioni e dermatiti irritative. Non è raro che accada”.

Niente prodotti pro-age a base di peptidi e retinoidi, quindi, ma neanche le creme del viso della mamma sono adatte alle preadolescenti. “Le creme per pelli mature sono molto nutrienti – spiega la dottoressa Quaglini a Ilfattoquotidiano.it – E quindi sono anche comedogene. A volte arriva un genitore e mi dice: perché mio figlio ha i brufoli? Perché utilizza una crema troppo grassa per quel tipo di pelle che favorisce la comparsa di una forma di acne non legata agli ormoni”.

Tra gli ingredienti più popolari (e richiesti) nei prodotti di bellezza c’è l’acido ialuronico. “Se vogliamo, è il minore dei mali – aggiunge la dottoressa – perché non crea un’irritazione sulla pelle, ma agisce solo sull’idratazione. Però dipende dalla formulazione della crema: i prodotti per bambini devono essere più naturali possibili, con una forma INCI molto piccola e poche sostanze dentro. Oltre al principio attivo, bisogna sempre vedere come è stato formulato il cosmetico in questione”.

Ma a quell’età, cosa serve alla pelle dei bambini? “In età pre-pubere è importante una buona detersione con prodotti delicati e una crema protettiva idratante se il soggetto passa molto tempo all’aria aperta, per esempio facendo sport. Se si va a sciare è importante la protezione solare con schermo alto, fondamentale a tutte le età – sottolinea la dermatologa – Dopo aver sciato tutto il giorno, una buona idratazione ripristina la pelle che è stata esposta al freddo e ai raggi solari”.

Tutto cambia con l’adolescenza, quando gli ormoni alterano anche le caratteristiche della pelle. “La beauty routine diventa allora un po’ più complessa, volta a curare il problema dell’acne o dell’iperseborrea. La skincare deve quindi adattarsi a un tipo di pelle che tende a essere più grassa attraverso prodotti equilibrati e non troppo aggressivi – conclude la dottoressa Quaglini – Entra in gioco anche la necessità di avere un cosmetico dall’effetto camouflage: esistono prodotti per coprire i brufoli specifici per quest’età”.

I social possono minare lo sviluppo dell’identità degli adolescenti – Ma il fenomeno non ha solo conseguenze sulla salute fisica dei preadolescenti. A questa età, l’idea di bellezza e il rapporto con lo specchio vanno oltre la valenza estetica e coinvolgono lo sviluppo dell’identità, la percezione di sé e del proprio aspetto. Tutti aspetti delicatissimi, come conferma la psicologa e psicoterapeuta Erika Debelli: “Negli ultimi decenni stiamo assistendo a una generale precocizzazione dello sviluppo – dice a FQ Magazine – Dobbiamo però distinguere tra quello che è il naturale movimento evolutivo che spinge bambini e adolescenti a immaginarsi già grandi, e a sperimentare anche con i trucchi, da quanto invece risponde ad una spinta esterna, che i bambini subiscono e non possono fare propria”. In questa partita giocano un grande ruolo i social network: i video in cui North West, la figlia di Kim Kardashian, si mostra allo specchio con maschere e piegaciglia ha ottenuto più di un milione di visualizzazioni. A soli 10 anni, lei è la vera Gen Alpha influencer, e ha aperto la strada a molte coetanee. Tra queste c’è sua cugina Penelope Disik, 11 anni: la figlia di Kourtney Kardashian mostra regolarmente su TikTok i trucchi che acquista e i prodotti che usa sul viso e sui capelli.

Ma, secondo la dottoressa Debelli, sarebbe ingiusto demonizzare le app: “I social sono ormai parte integrante della quotidianità dei ragazzi, che hanno spostato parte delle loro relazioni dalla realtà fisica al mondo virtuale. Ciò che conta non è tanto lo strumento ma l’uso che se ne fa, e in questo è fondamentale il ruolo del genitore, che può vigilare sull’adeguatezza dei contenuti cui si approccia il figlio, sulla modalità di esperienza, e sull’età di accesso ai social”.

L’avanzare delle baby influencer porta con sé il pericolo di “una precoce adultizzazione” che potrebbe portare queste bambine a “smarrirsi” dietro aspettative e desideri altrui prima di mettere a fuoco i propri, oltre che di cader vittima degli stereotipi di genere che le piattaforme veicolano. Per le coetanee che fruiscono questi contenuti, invece, il rischio è aderire a modelli esterni in modo acritico. “C’è la possibilità che non si sentano all’altezza di quanto rappresentato in modo patinato sui social. Ciò può minare l’autostima e lasciar spazio a sentimenti di inadeguatezza”.

Le bambine di ogni generazione hanno giocato a “rubare” i vestiti e gli accessori dei “grandi”. Quel che ora sembra diverso è la spinta ad adottare gli stessi comportamenti degli adulti di fronte allo specchio con serietà, fuori dal perimetro del gioco. “Così non rimangono confinati nello spazio sicuro della finzione, ma vengono portati all’esterno. Il trucco a quel punto non è più un travestimento temporaneo per sperimentarsi nel processo di costruzione dell’identità, ma diventa una maschera che ostacola e nasconde la nascente identità”. E aggiunge: “Se la beauty routine dei social intrappola la bambina nel compito da eseguire, allora dobbiamo chiederci cosa stia succedendo, se non sia alle prese con un’ansia legata alla crescita o all’immagine di sé”.

“C’è inoltre da chiedersi – conclude la psicoterapeuta – quale spinta alla conquista di più autonomia possa rimanere attiva nelle bambine che si vedono già concesso tutto: perché impegnarsi nello sforzo di crescere se ho già l’aspetto ‘da grande’? Si rischia di porre un’ipoteca sulle proiezioni del sé futuro”.

@pandkourtGood night!!♬ ivy frank ocean – ✮r

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