a cura di Brenda Ferretti*

Dopo la pubblicazione del nostro report sul white striping nei petti di pollo Lidl in Italia — di cui abbiamo parlato anche in questo blog —, il leader della GDO ha diffuso alla stampa una replica che nega ciò che numerose organizzazioni in tutta Europa, inclusi noi di Essere Animali, abbiamo documentato nella catena dei loro fornitori. Per questo motivo pensiamo che delle spiegazioni siano doverose per chi segue il nostro lavoro e ci legge sul Fatto Quotidiano.

Iniziamo col dire che nel nostro report non abbiamo fatto riferimento a rischi generici per il consumatore, ma bensì a quelli esclusivamente legati all’aumento dei grassi dovuto proprio alla presenza di white striping nel petto di pollo. Questo perché in molte e molti lo consumano proprio in quanto ritenuto un prodotto “salutare”. Ciò che riportiamo è confermato, oltre che da numerosi studi che citiamo nel report, anche dal prof. Massimiliano Petracci, ordinario presso il dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, che in un articolo apparso sul Fatto Alimentare, spiega che nel caso dei polli a rapida crescita il petto presenta “depositi di grasso intramuscolare che sono del tutto anomali in animali giovani”. Lo stesso professore conferma le nostre affermazioni sulla qualità inferiore di prodotti affetti da white striping e spiega che insieme al wooden breast “comportano una diminuzione della qualità della carne, tanto che sono in corso ricerche per capirne l’incidenza a livello commerciale e le conseguenze sulle caratteristiche qualitative”.

Anche il medico nutrizionista Fabio Mariniello, intervistato in completa autonomia in un articolo apparso su Napoli Today, spiega come il white striping renda il petto di pollo “più grasso rispetto allo standard” e che quindi “viene alterato/condizionato nei suoi “punti di forza”” e “diviene sconsigliato per chi soffre di dislipidemie, steatosi epatica, cardiopatie ed altri disturbi legati al consumo inadeguato di grassi”. Infine, lo stesso Mariniello conferma le nostre affermazioni sulla qualità alterata della carne affetta da white striping.

In una nota che abbiamo diffuso un paio di giorni fa, abbiamo invitato i rappresentanti di Lidl in Italia a un incontro nei nostri uffici per poter valutare e consultare con noi il report prodotto. A questo ovviamente aggiungiamo la nostra massima disponibilità ad accompagnare i rappresentanti di Lidl insieme a un media indipendente nei loro supermercati, in modo da poter valutare insieme l’incidenza di questa problematica.

Dal lancio del report in più occasioni i consumatori, nonché le attiviste e gli attivisti del nostro action center, hanno fatto sentire la propria voce inviando centinaia di tweet diretti a Lidl Italia, lasciando commenti sul loro profilo Instagram e spedendo più di un migliaio di mail al loro ufficio clienti. Finora queste richieste di chiarimento non hanno avuto una risposta concreta, ma sono stati cancellati centinaia di commenti e limitata la possibilità di farne altri dagli utenti.

Da più di un anno, oltre 20 organizzazioni europee che supportano politiche più adeguate per i polli allevati e che lavorano alla campagna di sensibilizzazione nei confronti di Lidl hanno aperto un tavolo di negoziazioni con l’insegna a livello europeo. Purtroppo, però, finora tutti i tentativi di dialogo con l’azienda non hanno portato a nessun risultato concreto a causa della scarsa affidabilità e volontà di collaborazione costruttiva mostrate dal team di negoziatori incaricato dall’azienda.

In più occasioni, infatti, Lidl ha chiesto e ottenuto di mettere in pausa la campagna e ritardare incontri programmati per poter dare un feedback alle molteplici proposte e analisi di mercato avanzate dalle organizzazioni. A oggi però Lidl internazionale non ha fornito una sola proposta concreta e in molteplici occasioni non ha rispettato le scadenze su cui si era impegnata. Anche nel nuovo report di sostenibilità italiano 2021-2022 pubblicato a fine 2023 non abbiamo trovato nessun obiettivo tangibile di miglioramento per i prossimi anni in tema di polli.

Chiedi subito anche tu a Lidl di prendere impegni concreti per ridurre le sofferenze dei polli allevati nella propria filiera alimentare.

*campaigns manager di Essere Animali

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