di Raffaella Baroni

C’è ancora molto da sottolineare a proposito della proposta di legge n. 1548 firmata da quattro deputati leghisti, Bruzzone in testa, di cui la commissione Agricoltura della Camera si appresta proseguire l’esame alla fine di febbraio.

Per esempio va ricordato che il cambio introduce l’intoccabilità della licenza anche per i peggiori bracconieri. Succede con l’articolo 8 di questa proposta, che con una operazione di taglio e cucito fa sparire dall’attuale testo della legge 157/92 un paio di previsioni apparentemente insignificanti ma in realtà essenziali. In sintesi, con le modifiche previste il bracconiere che esercita la caccia in periodo di divieto generale, da febbraio ad agosto compresi, non sarebbe più sottoposto, dopo una sentenza di condanna definitiva, anche alla sospensione della licenza di porto di fucile per un periodo da uno a tre anni. Una “amnistia” generale che i proponenti giustificano con la volontà di rendere alcuni articoli delle legge 157/92 “più aderenti alla realtà in conseguenza dei cambiamenti sopravvenuti dal tempo nel quale tale legge fu approvata”.

Sarebbe interessante capire quali sono, secondo i molto onorevoli Francesco Bruzzone, Davide Bergamini, Mirco Carloni e Attilio Pierro, i cambiamenti che dovrebbero indurre il legislatore a ridicolizzare ulteriormente la deterrenza contro il bracconaggio. Intanto, anche la Conferenza delle Regioni, col parere 24/21/CR07/C10 dell’8 febbraio 2024 destinato alla commissione Agricoltura della Camera, ha censurato questo scenario.

Le cose peggiorano poi con l’articolo 6 della proposta di Bruzzone & Co grazie a due nuove sciagure per gli animali selvatici. La prima sarebbe la scomparsa delle attuali giornate settimanali di silenzio venatorio del martedì e del venerdì. La finalità della norma vigente è quella di consentire un margine agli animali selvatici per le attività di alimentazione, indispensabili specialmente nei mesi più freddi e in alcuni habitat nei quali la penuria di risorse trofiche si somma al dispendio energetico necessario per fuggire o trovare aree di rifugio. Anche in questo caso c’è la contrarietà scritta della conferenza delle Regioni.

L’ulteriore conseguenza sarebbe anche la cancellazione dell’attuale limite di tre giornate di caccia settimanali (3 fisse, oppure 3 a scelta del cacciatore in caso di deroga regionale, deroga divenuta prassi costante ovunque). L’effetto combinato di questa doppia abrogazione porterebbe alla possibilità di sparare 7 giorni su 7.

Una liberalizzazione devastante che si sommerebbe ad altre “sparate” leghiste ricomprese nella proposta, come i calendari venatori, ossia le regole su tempi, specie e carnieri che diverrebbero quinquennali e non più stagionali prescindendo da qualsiasi modifica o emergenza ambientale e la possibilità di cacciare in tutte le forme praticata da tutti nella stessa stagione, cancellando la scelta in via esclusiva tra 3 diverse modalità: l’attività venatoria da appostamento fisso con uso dei famigerati richiami vivi all’ergastolo in minuscole gabbiette, la caccia in forma vagante nella zona Alpi, la caccia nelle altre forme consentite.

Insomma: qualsiasi forma di caccia per tutti e tutti i giorni, e senza rischi per chi viola le regole. Una deregulation che, forse vale la pena rilevarlo, è coerente con quella attuata o in attuazione da parte di questo governo in tanti altri campi. Anche in questo caso, naturalmente, c’è una lobby a chiedere carta bianca e impunità. Una doppia lobby: quella venatoria e quella dell’industria armiera, molto ricca e ovviamente molto interessata alla moltiplicazione dei consumi legata alla moltiplicazione della caccia. Un’industria che non si vergogna neppure del fatto che anche i bambini, come si è visto alla recente fiera di settore di Verona, si avvicinino alla propria produzione.

È una valanga che va fermata, le elezioni europee sono alle porte e sono le persone comuni a poterlo fare, anche firmando la petizione su IOSCELGO dedicata proprio alla follia di Bruzzone e soci contro la legge sparatutto della Lega.

Video di: Christian Tragni

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