Risorse pubbliche in continuo aumento, a livello comunitario e italiano, per rafforzare l’impianto di esternalizzazione delle frontiere, attraverso intese e accordi con regimi autoritari ed extra Ue (dalla Libia, alla Tunisia, fino all’Albania, ndr), con l’obiettivo di bloccare i flussi di migranti. Tutto senza alcuna trasparenza e con la complicità nella violazione continua dei diritti umani. Questo quanto denunciato da associazioni e ong come Arci, ActionAid, EuroMed Rights e Profundo, nel corso della presentazione a Roma del rapporto “Oltre le barriere, oltre i confini”. “Nonostante questa logica securitaria e di controllo si sia già dimostrata fallimentare e illegittima – come mostrato anche dalla sentenza della Cassazione che ribadisce come la Libia non sia un paese sicuro per lo sbarco dei migranti, l’esternalizzazione delle frontiere rappresenta ancora la principale strategia della politica esterna migratoria europea”, denunciano le associazioni. “Da un lato registriamo il recente accordo politico raggiunto a Bruxelles attorno alle riforme in materia di Migrazione e Asilo previste dal Patto europeo, che verrà votato ad aprile e che trasformerà la politica d’asilo, rafforzando la dimensione esterna in chiave securitaria ed aumentando le strategie per delegare le responsabilità europee sul diritto d’asilo a Paesi terzi. Dall’altro, il Memorandum tra l’Unione Europea e la Tunisia che prevede lo stanziamento di un miliardo di euro in favore del regime di Kaïs Saïed, di cui 105 milioni destinati al rafforzamento delle capacità di controllo delle frontiere”.
E ancora, sul fronte italiano, il recente accordo Italia-Albania: “Uno sforzo propagandistico con una spropositata mobilitazione di fondi pubblici che minaccia di imporre procedure illegittime e violazioni di diritti delle persone in arrivo in Italia. Senza dimenticare l’obiettivo del Piano Mattei Italiano per l’Africa di prevenire le partenze dei migranti e delle migranti”. “C’è poi un problema di trasparenza e di opacità. Abbiamo mappato i fondi che l’Ue ha dato come supporto alle cosiddette guardie costiere, libiche (71 milioni di euro ) e tunisine (73 milioni di euro) dal 2017 al 2022. Riteniamo che ci sia una correlazione diretta tra questi programmi e la violazione dei diritti umani“, spiega Giorgia Jana Pintus, dell’Ufficio immigrazione, asilo e anti- razzismo dell’ARCI. Mentre Filippo Miraglia aggiunge: “I Paesi Ue continuano a violare il principio di non respingimento: lo hanno delegato alla Libia o alla Tunisia, ma resta sempre un atto illegittimo”. Per questo dall’ARCI e dalle stesse associazioni viene rilanciato l’appello per fermare la strategia di esternalizzazione delle frontiere, aprire canali e vie di accesso sicure. “Venga reintrodotto un programma di ricerca e salvataggio pubblico“. “Quando è stato archiviato Mare Nostrum ci era stato spiegato che veniva sostituito da Frontex, ma questa agenzia fa controllo delle frontiere, non salva vite umane. Questo invece dovrebbe fare l’Unione europea”, spiega Sara Prestianni, di EuroMed Rights.
Eppure, la strategia Ue, anche in vista delle prossime elezioni Europee, con il rischio di un ulteriore rafforzamento delle destre, va in tutt’altra direzione. Per questo l’appello è rivolto dalle associazioni anche al gruppo dei Socialisti e democratici, compresi gli europarlamentari Pd, a non votare il Patto immigrazione e asilo. Un pacchetto che ha già ottenuto il via libera della commissione Libertà Civili (Libe) del Parlamento Ue, senza il voto però dell’eurodeputato dem Pietro Bartolo, che ha votato contro. “I nostri eurodeputati sono al lavoro, ma certo va migliorato”, taglia corto Graziano Delrio, senatore dem presente alla presentazione del rapporto, senza però esporsi sul voto. “Il Pd su questi temi ha cambiato linea“, ha rivendicato Matteo Orfini, che per anni ha portato avanti quasi in solitaria al Nazareno la battaglia contro la linea Minniti e il Memorandum con la Libia, prima dell’avvento della segreteria Schlein. “Certo in Europa la battaglia è più complessa, anche per i meccanismi di funzionamento alla fine sono necessari compromessi. Ma la battaglia politica contro l’esternalizzazione delle frontiere va portata avanti“.
Articolo Precedente

Essere donna è (ancora) un lusso, riparte la battaglia per abbassare l’Iva sugli assorbenti: “Peccato che a rialzarla sia stata una premier”

next
Articolo Successivo

“Anche gli artisti e le artiste iraniane dissidenti siano ospitati dalla Biennale di Venezia”. L’appello di Woman Life Freedom

next