Essere donna in Italia è (ancora) un lusso. Da gennaio 2024, dopo un anno di tassazione ridotta sugli assorbenti con l’Iva al 5%, il governo Meloni ha rialzato l’imposta al 10%, tornando a considerare i prodotti mestruali, quindi, come “di lusso”. Eppure avere le mestruazioni non è una scelta. Per questo le attiviste e gli attivisti di Onde Rosa, insieme con Coop Italia, hanno ridato vita alla petizione lanciata su Change.org alla fine del 2018 che chiede il definitivo abbassamento della tampon tax, tra le più virtuose della piattaforma con già oltre 700mila sottoscrizioni, con l’obiettivo di raggiungere 1 milioni di firme.

“È doloroso e dispiace“, che sia stata la prima presidente del Consiglio donna ad alzare di nuovo l’Iva dal 5 al 10%, ha detto Maura Latini, presidente di Coop Italia, nel corso della conferenza stampa per rilanciare la petizione, sottolineando anche il rammarico che Giorgia Meloni abbia scelto di farsi chiamare “il” presidente. “Avere la prima presidente del Consiglio donna è un motivo di orgoglio – ha continuato – Sarebbe stato bello però che su quel segnale positivo di progresso, quando l’Iva era stata abbassata dal 10 al 5%, non si tornasse indietro. Per me questa decisione è un dispiacere e credo che i modi e i tempi per recuperare possono essere tanti se il governo deciderà di farlo”. L’azienda ha assicurato che da quando l’Iva è stata rialzata a inizio gennaio e fino a fine maggio 2024 si impegnerà a “neutralizzare” l’aumento simulando l’Iva al 5% sui prodotti mestruali a marchio Coop. “Il costo dell’operazione – ha detto Latini rispondendo al Fattoquotidiano.it – è di un milione di euro“. Un impegno importante che “le cooperative hanno considerato sostenibile”, ha spiegato ancora. “L’Italia vive un periodo economicamente difficile e ci sono dimensioni che per le donne sono biologicamente ineliminabili quindi ci sfugge la logica con cui i prodotti che suppliscono a queste dinamiche non siano inclusi nei beni di prima necessità – ha rimarcato Latini in una nota stampa – Ci dicono che l’inflazione ha vanificato l’effetto della riduzione dell’Iva, ma questo ci sembra solo un motivo in più per tenerla stabile al 5% piuttosto che incrementarne ancora di più il costo per le donne”.

La tassa sugli assorbenti riguarda una platea di quasi 13 milioni di donne in Italia. Il governo ha stimato che il taglio definitivo dell’Iva sugli assorbenti al 5% si tradurrebbe in un mancato gettito di 36,9 milioni di euro. Un numero che però, secondo l’Ufficio Studi Coop, tenuto conto dei valori di spesa rilevati da Nielsen, è molto minore e si attesterebbe attorno ai 19,7 milioni di euro. In ogni caso, sia guardando le stime dell’esecutivo che quelle di Coop, il mancato gettito sarebbe esiguo se pensiamo che l’evasione fiscale causa “buchi” di tasse nell’ordine di milioni di euro.

Senza dimenticare che l’impatto di una maggiore tassazione per beni indispensabili sugli assorbenti ricade in primis sulle donne. Secondo i dati omnicanale Nielsen, nel corso del 2023 le vendite di assorbenti sono aumentate in termini di valore, passando da 412,7 milioni di euro a 419 milioni di euro ma in realtà, complice l’inflazione e l’aumento medio dei prezzi, il numero di confezioni vendute è diminuito di circa mezzo milione, arrivando a 198,3 milioni di pacchi venduti.

Secondo i dati rielaborati dall’Ufficio studi italiani Coop (sulla base di database come Istat, Ocse, Banca d’Italia, Wash United, Legge di Bilancio ed Eurostat ndr.) in Italia ci sono infatti 2,3 milioni di donne maggiorenni in condizioni di povertà assoluta. Proprio per loro potersi permettere prodotti per la cura e l’igiene personale diventa un lusso, tanto da spingerle a ridurre la spesa annua che cala di oltre 70 punti percentuali rispetto alla media riferita al totale della popolazione femminile (da 258euro a soli 66euro).

Se parliamo di tampon tax l’Italia non è certo un Paese virtuoso. Anzi. Come ha spiegato Fiamma Goretti di Change.org durante la conferenza stampa ci sono paesi, come il Regno Unito, l’Irlanda, il Kenya il Canada e l’Australia dove l’acquisto di assorbenti è esente da Iva. Anche in 28 dei 50 stati statunitensi la tassa è stata eliminata. Mentre in Sudafrica, Botswana e Zambia gli assorbenti sono forniti nelle scuole. In altri Paesi europei, come la Francia, l’Iva è al 5,5% e in Germania, anche grazie a una petizione lanciata su Change.org da Nanna-Josephine Roloff e Yasemin Kotra, dal 2020 è definitivamente scesa al 7%, facendo diventare gli assorbenti un bene essenziale, tipo l’acqua.

“Per fare qualsiasi cosa i media sono stati essenziali – ha spiegato l’attivista Nanna-Josephine Roloff durante la conferenza stampa – senza di loro non avremmo avuto una eco così grande. Da lì si è poi sviluppato un dibattito pubblico”. Fondamentale è stato poi capire l’impatto economico: “Si è capito che se le donne non avessero più potuto comprare prodotti mestruali – ha spiegato ancora – economicamente sarebbe stato un disastro ancora maggiore”. Così come in Italia, c’è stato anche chi si è opposto all’abbassamento dell’Iva, pensando che avrebbe avuto l’effetto contrario di far alzare i prezzi alle aziende, ma questo è avvenuto solo in parte: “Sei mesi dopo l’abbassamento dell’Iva c’è stato uno studio che ha confermato che i prezzi sono scesi del 9%, anche se l’effetto della detassazione doveva essere del 12%”, ha detto ancora l’attivista, evidenziando comunque il buon risultato per le tasche delle donne tedesche. In ogni caso, ha tenuto a specificare, “non è solo una questione economica ma in primis un segnale di rispetto nei confronti del 50% della popolazione”. “Perché in Germania la decisione è stata definitiva? – ha concluso – Perché è un’azione anche simbolica forte. Ci sono altri modi per trovare soldi, come la lotta all’evasione. Perché far portare alle donne questo peso?“.

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