1. I deliri di onnipotenza meloniani alla fine hanno portato alla sconfitta per il centrodestra, che già governava (male) l’isola. La premier ha voluto imporre il Sindaco di Cagliari Paolo Truzzu come candidato agli alleati, creando malcontento nel centrodestra. Lo scarto tra i due candidati è dato dai più di 40mila voti che Alessandra Todde ha preso in più rispetto alle liste di centrosinistra che la sostenevano. Anche il terzo classificato Renato Soru ha un margine superiore alle sue liste, mentre Truzzu ha più di 6mila voti in meno rispetto ai voti delle liste della coalizione di centrodestra. Le liste di centrodestra hanno oltre 40mila voti in più di quelle di centrosinistra, ma sul voto al Presidente si è ribaltato l’esito delle elezioni.

2. La vittoria di Alessandra Todde su Paolo Truzzu si è realizzata soprattutto nelle città, con Sassari e Cagliari che hanno bocciato sonoramente il candidato meloniano. A Cagliari e Sassari si voterà peraltro tra qualche mese per rinnovare il sindaco e i consigli comunali, e l’indicazione generale verso l’operato della destra sembra chiara. A fare la differenza ieri è stato soprattutto il dato del capoluogo, con i cagliaritani che hanno mostrato il loro gradimento verso il sindaco in carica dando 19 punti percentuali e 13mila voti in più (lo stacco totale a livello regionale è di circa 3mila voti) alla candidata della coalizione di centrosinistra Alessandra Todde. Una lettura politica disastrosa da parte di Fratelli d’Italia che non può passare inosservata.

3. Fratelli d’Italia non solo ha fatto perdere la Sardegna al centrodestra imponendo un candidato perdente in luogo di un Presidente uscente, ma ha anche perso il tanto sbandierato ruolo di primo partito, scendendo sotto il 14% e posizionandosi dietro al Pd, che si afferma come primo partito in Sardegna, passa presumibilmente da 8 a 12 seggi e ha ottime ragioni, una volta tanto, per festeggiare.

4. La Lega è un partito in caduta libera: in queste elezioni non è neanche tra le prime dieci liste, si attesta sotto il 4% e crolla da 8 a 2 seggi, ottenuti peraltro solo grazie al traino di qualche candidato che con la Lega non avrebbe niente a che fare. Dopo mesi di disastri salviniani, il Carroccio si trova a un bivio in cui deve scegliere se continuare a perseguire la linea del segretario del partito nazionale di destra qualunquista oppure tornare verso la sua anima di partito padano. In ogni caso la caduta della Lega è un problema anche per gli alleati di centrodestra e per la tenuta del governo.

5. L’operazione Alessandra Todde è stata azzeccata, per una volta M5S e Pd (ma anche Verdi e Sinistra che hanno ottenuto un buon risultato, sopra il 5%) hanno trovato un modo intelligente di affrontare le elezioni regionali e gli elettori, anche grazie agli errori del centrodestra, hanno risposto positivamente. La cosa assume ancora più rilevanza politica se si considera che la premier Meloni ha voluto mettere faccia e cappello sul suo candidato Truzzu, mentre la presenza di Conte e Schlein è stata marginale nella campagna di Todde.

6. Alessandra Todde può rappresentare, per storia personale e politica, una svolta decisiva del nuovo M5S di Conte; manager affermata, è riconosciuta in ambito tecnologico, non ha nulla a che vedere con il vecchio M5S. Viene infatti “pescata” dall’allora capo politico del M5S Luigi Di Maio nel 2019 e imposta come capolista alle Europee nella circoscrizione isole. Ma alle Europee ci sono le preferenze e non viene eletta (superata nettamente dal sottoscritto e Giarrusso), quindi Di Maio la nomina prima Sottosegretario allo sviluppo economico e poi viceministro dello stesso Ministero. A questo punto molla Di Maio e si schiera con Conte, che la nomina prima vicepresidente del suo nuovo M5S e poi le garantisce l’accesso in parlamento attraverso una multicandidatura nelle liste bloccate (risulta eletta in Lombardia).

Da qui arriviamo ad oggi, dove la larghissima coalizione di centrosinistra che si è raccolta intorno al suo nome è sicuramente anche frutto della sua capacità di usare il volano romano e unire gli alleati, una vera novità per i candidati del M5S, storicamente bloccati da regole e regolette come quelle che vietavano di candidarsi con un mandato in corso, che vietavano candidature fuori luogo di residenza, le multicandidature e via dicendo.

7. Che sia l’esperienza di Alessandra Todde una svolta decisiva per il futuro del M5S (la cui lista, sotto l’8%, ha perso due punti percentuali rispetto al 2019, dove si assestò poco sotto il 10% ottenendo 6 seggi che adesso potrebbero diventare 7 grazie al premio di maggioranza) e per gli equilibri di tutto il centrosinistra? Possiamo aspettarci da questa positiva gestione, dopo i disastri delle altre elezioni regionali dove si è dilapidato un enorme patrimonio (ad esempio in Sicilia), una svolta nella strategia politica e nella carente gestione del capitale umano pentastellato, con regole applicate e disapplicate a seconda delle circostanze, da parte di Conte?

Lo scopriremo solo vivendo. Di sicuro emerge da questa elezione che, se si punta su candidati graditi alla coalizione, si riesce ad unire un campo progressista abbastanza vasto da tener testa alla destra e garantire quella alternanza, anche a livello locale, che è necessaria in un sistema democratico. Un’importante lezione per il futuro.

Articolo Precedente

Sardegna, Meloni-Salvini-Tajani: “Sconfitti, valuteremo possibili errori”. La premier: “Ho perso, opportunità per riflettere e migliorare”

next
Articolo Successivo

Agenzia italiana del farmaco, dopo le dimissioni di Palù il facente funzioni è l’amico del sottosegretario Gemmato (Fdi)

next