Come sta procedendo il Pnrr? La domanda è più che lecita e le opposizioni hanno chiesto lumi al governo, ma la risposta non c’è. Sono passate tre settimane da quando la struttura di missione insediata a Palazzo Chigi, in una nota ufficiale, ha contestato ancora una volta i “recenti dati pubblicati dai media” sostenendo che non erano aggiornati e non comprendevano “i dati di spesa aggiornati relativi alle misure 4.0 e superbonus”. Seguiva l’annuncio che il reale stato di avanzamento della spesa sarebbe stato chiarito “nella prossima relazione al Parlamento“, tenendo conto della revisione del Piano “che ha previsto l’esclusione di alcune misure e l’inserimento di nuovi investimenti”. La relazione ancora non si è vista ed è disperso pure il decreto che deve individuare le fonti di finanziamento alternative con cui coprire i progetti rimasti fuori dopo le modifiche chieste lo scorso anno.

La relazione del governo al Parlamento dovrebbe essere presentata ogni sei mesi, ma dall’ultima – modificata in corsa tra passaggio in cdm e deposito alle Camere – sono passati otto mesi. E al dipartimento per gli Affari europei, il Sud e il Pnrr, guidato da Raffaele Fitto, non sanno esattamente quando vedrà la luce: la nuova deadline è fine febbraio, di più non di sa. Di certo c’è che nel frattempo sulla questione si sono esercitati Corte dei Conti e Ufficio parlamentare di bilancio. La prima, esaminando un campione di 31 tra investimenti e riforme, a novembre è arrivata alla conclusione che la spesa sostenuta (al 30 giugno) si era fermata al 7,94% dei soldi stanziati e l’Upb ha ottenuto un dato simile (7,3%) valutando gli esborsi dell’intero 2023, oltre a trovare che il 75% delle fasi dei 231.140 progetti avviati e finanziati era in ritardo. Sono seguite, ancora una volta, reazioni piccate del ministro, secondo cui i magistrati contabili avrebbero utilizzato “dati assolutamente parziali e poco rappresentativi“. L’esponente di Fdi ha assicurato che la spesa effettiva era “abbondantemente superiore” e sarebbe stata diffusa “all’esito della conclusione del processo di revisione del Piano nell’ambito della IV relazione semestrale che il Governo trasmetterà alle Camere”. Che, però, stanno ancora aspettando.

A fine anno il governo ha rivendicato il versamento della quarta rata da 16,5 miliardi (compresi i 500 milioni decurtati dalla terza causa ritardo dell’obiettivo sugli alloggi universitari) e la richiesta di pagamento della quinta. Che sarà inferiore al previsto perché il Piano rivisto sposta in avanti diverse milestone e target. La premier Giorgia Meloni ha assicurato che le risorse sarebbero state messe a terra “nei tempi previsti”. Capire se stia davvero andando così è però impossibile: come continua a segnalare Openpolis, in assenza della relazione le uniche informazioni relative allo stato di avanzamento dei progetti sono quelle disponibili sulla piattaforma di rendicontazione Regis, che non sono pubbliche. Di conseguenza non si può che basarsi sui documenti pubblicati da attori istituzionali come l’Upb. Che, come visto, evidenziano molte criticità.

Fin qui il tema della trasparenza. Ma in questi giorni sta andando in scena qualcosa di più preoccupante, considerato che dopo la revisione del piano era attesa un’accelerazione. Al contrario, si assiste a un macroscopico stallo sul nuovo decreto Pnrr chiamato a individuare le coperture per gli investimenti oggetto di rimodulazione, a partire dagli interventi di competenza dei Comuni espunti dal piano. Il 10 dicembre Fitto aveva annunciato che il provvedimento sarebbe arrivato a Chigi “i primi giorni di gennaio”, ma le settimane sono passate e l’approvazione ha continuato a slittare. Il nodo, ovviamente, sono le risorse: il titolare degli Affari europei vorrebbe ricorrere al Piano nazionale complementare, il fondo “gemello” del Pnrr, il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti frena, preferendo l’opzione di guardare ai Fondi di coesione. Oggi Giorgetti, in question time, ha detto che “il testo è in fase di elaborazione e sarà sottoposto a breve al Consiglio dei ministri”, ammettendo però che per una serie di progetti comunali come i Piani Urbani Integrati per riqualificare le periferie sono ancora “in corso gli approfondimenti per l’individuazione delle risorse necessarie ad assicurarne la continuità”. Quanto ci vorrà per concluderli non è dato sapere.

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