Entro il prossimo dicembre, 3.136 nuove apparecchiature di diagnostica per immagini e per terapie avrebbero dovute essere installate negli ospedali pubblici italiani. Ecotomografi, mammografi, tomografi a risonanza magnetica e computerizzati, apparecchiature di radiologia, acceleratori lineari: tutto nuovo di zecca, il massimo della tecnologia, per sostituire le macchine obsolete e fuori uso con cui è costretto a lavorare il nostro Sistema Sanitario Nazionale. Per il loro acquisto, previsto dalla missione 6 del Pnrr – quella dedicata alla Salute – sono stati stanziati quasi 1,2 miliardi di euro. Ma la rimodulazione del Pnrr, richiesta all’Unione europea dal governo Meloni e approvata dal Consiglio Ue l’8 dicembre scorso, ha rimandato la scadenza da dicembre 2024 a giugno 2026.

Questo nonostante la Consip – la centrale acquisti della Pa italiana – abbia già messo a disposizione di regioni e aziende oltre 2.800 apparecchiature, quasi il 90% del totale. Perché, allora, rimandare l’ammodernamento del parco tecnologico, e di conseguenza la possibilità del cittadino di usufruire di una diagnosi o di una terapia più accurata? Sui canali istituzionali la proroga viene giustificata dall’aumento dei prezziari e dai ritardi nell’approvvigionamento delle materie prime. Ma, se le gare per le nuove macchine sono già state fatte, questi problemi dovrebbero già essere stati superati.

A rispondere a Ilfattoquotidiano.it è il ministero della Salute: “Si è reso necessario per venire incontro ad alcune esigenze sollevate da Regioni e Province autonome, legate in particolare alle procedure per lo svolgimento dei lavori ancillari per l’installazione di questa peculiare tipologia di apparecchiature”. In pratica, una parte delle pubbliche amministrazioni a cui le nuove macchine sono destinate non è pronta ad accoglierle. “Si tratta di apparecchiature di diagnostica la cui installazione, nella maggior parte dei casi, è subordinata all’esecuzione di lavori per il rifacimento dei locali – ha spiegato Consip a Ilfattoquotidiano.it. Proprio per tale evenienza, abbiamo messo a disposizione delle pubbliche amministrazioni tutte le apparecchiature con largo anticipo. La prima iniziativa è stata resa disponibile a partire da luglio 2022”.

Consip ha pubblicato nove procedure di gara, per complessive 13 tipologie di apparecchiature previste dalla missione (M6.C2 – 1.1.2) del Pnrr, dal titolo “Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero (Grandi apparecchiature Sanitarie)”. “Abbiamo rispettato la milestone di pubblicazione fissata al 31 dicembre 2022 – conferma Consip -. Ad oggi sono state ordinate circa il 90% delle apparecchiature messe a disposizione tramite le procedure di gara. Il restante 10% è ancora disponibile. Le nuove macchine possono essere ordinate in qualsiasi momento dalle amministrazioni”.

In ogni caso, da Roma assicurano che il deferimento non bloccherà gli investimenti e che, nonostante la rimodulazione del Piano, molte delle apparecchiature sono già funzionanti. Secondo i dati forniti a Ilfattoquotidiano.it dal ministero, sul totale delle 3136 apparecchiature previste, 2928 sono state ordinate, 1604 consegnate e 1383 – pari al 44% del totale – collaudate, cioè pronte all’uso e a disposizione del cittadino. Inoltre, specificano, “con la rimodulazione è stata prevista la possibilità di acquistare nuove apparecchiature tecnologicamente più avanzate rispetto a quelle inizialmente indicate (ad invarianza del finanziamento complessivo concesso)”. Qualora in questi mesi fossero disponibili altri aggiornamenti, quindi, i fornitori potranno proporre una nuova versione dell’apparecchiatura offerta.

Al di là delle tempistiche, resta il dubbio se il numero di nuove macchine messe a disposizione sia sufficiente per ammodernare in modo adeguato il parco tecnologico del Ssn. Secondo uno studio realizzato da Confindustria dispositivi medici, in collaborazione con Sirm (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica) e Aiic (Associazione Italiana Ingegneri Clinici), sono quasi 37mila le apparecchiature di diagnostica per immagini presenti in Italia che non sono più in linea con l’attuale livello di innovazione. I dati, che fanno riferimento al 2021 e comprendono gli strumenti presenti sia in strutture pubbliche che private, descrivono un panorama allarmante: nove mammografi su dieci hanno più di un decennio, così come il 96% delle Tac (meno di 16 strati) e un terzo delle risonanze magnetiche chiuse.

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