di Carmelo Sant’Angelo

Non si è ancora spenta l’eco del puerile gioco della torre a cui si è sottratto il Presidente Conte. Nel suo programma del venerdì, Diego Bianchi ha ridotto la scelta tra i due potenziali rivali, che si contendono la Casa Bianca, alla scelta “tra Biden e un telecomando”. Nei salotti televisivi à la page sanno sempre da che parte stare! Non importa se poco più del 50% dell’elettorato statunitense non vorrebbe assistere alla stessa sfida del 2020, ritenendo entrambi inadeguati, per ragioni diverse e per una in comune: l’età.

Questa vicenda, che nell’intenzione dei manichei dovrebbe esprimere l’esiguo spessore politico di Conte, è invece il chiaro segno della sconfitta intellettuale della “fu sinistra” italiana. In circa un secolo si è passati da Gramsci, “teorico della complessità dei processi di transizione”, secondo la definizione dello storico Alexander Hobel, al daltonismo atlantista e al tifo da stadio berlusconiano.

Gli esponenti della sinistra sanno sempre distinguere il buono dal cattivo, il bene dal male, l’elegante dal rozzo. Vivono in un mondo a bianco in nero. Riacquistano la vista dei colori solo per difendere poltrone e prebende. In quel caso sarebbero capaci di operare tutti i distinguo del caso.

L’aspetto più deprimente della domanda posta da Fabio Fazio non è soltanto il suo sapore provinciale: la colonia che attende la nomina del vicerè, che per noi avrà tanti o pochi doni. Il segnale della disfatta è, invece, la mortificazione del pensiero critico; la necessità di rinchiudere l’analisi intellettuale entro la gabbia costruita dalle televisioni berlusconiane. Non esistono più elettori, ma solo tifosi. Tu tifi per Biden o per Trump?

La degradazione del cittadino-elettore a tifoso ha legittimato e continua a legittimare la destra al governo. Di Berlusconi conoscevamo “il ciarpame senza pudore”, ma non gli è mai mancato il sostegno popolare nelle urne. Anche della Juventus conosciamo le scorrettezze giudicate dai tribunali, ma rimane il club con più tifosi. Oltre il 40% dei sostenitori di Trump crede davvero che Biden sia un usurpatore. Sono verità di fede, che non necessitano di essere dimostrate. Il tifoso non ha razionalità e ancor meno obiettività. Il tifoso punta sulla squadra che ha più chance di vincere, ma più della vittoria della propria squadra, gode della sconfitta dell’avversario.

È questo il perverso meccanismo che fa mantenere a Fratelli d’Italia, a più di un anno delle elezioni, il proprio bacino elettorale. Chi vota destra si affida al partito vincente (che vampirizza gli altri partiti della stessa coalizione) e non si preoccupa se il premier stia attuando le promesse elettorali. Per l’elettore-tifoso di destra l’obiettivo è non avere al governo la sinistra, che vedrebbero come una autentica iattura. Quella sinistra colpevole di tante malefatte, vere e presunte. La sinistra delle tasse, che ricadono sempre sugli stessi: coloro che già le pagano. La sinistra della presunta accoglienza, che regala soldi agli immigrati e alle cooperative che li “accudiscono”. È vero che durante il governo Meloni gli sbarchi sono triplicati, ma l’elettore di destra si sente ugualmente rassicurato da un pensiero semplice: “almeno questi fanno la faccia cattiva; quelli di sinistra li andavano a prendere fin sotto le loro coste”.

La questione dell’immigrazione è dirimente nel dibattito politico di tutti i Paesi. Basti pensare che il Regno Unito ha preferito uscire dall’Unione Europea, da cui riceveva solo benefici, per non dover farsi carico di alcune migliaia di migranti. Al successo della destra, infine, contribuiscono – da sempre – gli esponenti di sinistra che, come diceva Guzzanti, gli “portano l’acqua con le orecchie”. Sono tutti quei dirigenti “con i quali non vinceremo mai”, secondo il vaticinio di Moretti. Da ultimo, il rifiuto di Letta -imposto da qualcuno? – a non stipulare accordi di desistenza nei collegi del Sud con il M5S.

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