Dopo lo scontro sull’uso delle informazioni postate sui social per monitorare il tenore di vita dei contribuenti, la Lega prova a ribaltare la verità condivisa sul livello dell’evasione fiscale italiana. Il Carroccio, impegnato a fare opposizione interna a Giorgia Meloni, vuol dare a intendere che quella degli oltre 80 miliardi sottratti ogni anno all’erario è una narrazione falsa. La mossa però è da kamikaze. Sia perché le analisi “alternative” non hanno alcuna validazione scientifica, sia per le possibili ricadute: le stime ufficiali della Relazione sull’evasione vengono pubblicate ogni anno sul sito del Mef guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti e sono allegate alla Nota di aggiornamento al Def, che il ministro firma. Su quei numeri, tra l’altro, sarà valutato il rispetto degli obiettivi del Pnrr in termini di riduzione del tax gap. Definirli “totalmente privi di fondamento”, come ha fatto il coordinatore dei dipartimenti della Lega Armando Siri in un’intervista al Corriere, pare sconsigliabile per un partito di maggioranza.

Ma stiamo ai fatti, cioè la contestazione dei dati “sciorinati fino a oggi”. Qual è la fonte del consigliere di Matteo Salvini? “Il professor Pietro Boria della Sapienza”, che “con uno studio approfondito ci ha rivelato”, dice Siri, che “la dimensione dell’evasione fiscale in Italia non supera i 15 miliardi all’anno. Una cifra importante, ma in linea con gli altri Paesi dell’Ue”. Una cifra, soprattutto, decisamente eccentrica: nessuna fonte istituzionale o accademica ha mai generato una stima di evasione così bassa, sotto l’1% del pil.

Boria è un avvocato e docente di diritto tributario che alla Sapienza dirige tra l’altro un master sulla sua materia. Vent’anni fa è stato consigliere giuridico del Ministro delle Finanze Augusto Fantozzi, poi ha insegnato alla Luiss, in un paio di università telematiche, negli atenei di Sassari e Foggia. Autore di monografie e saggi di diritto, ha fatto parte dei comitati scientifici di alcune riviste di settore. Ha formazione prettamente giuridica: nel cv non compare alcun riferimento a studi di economia ed econometria. Lo scorso anno ha però pubblicato, per La Sapienza, un volume intitolato L’evasione fiscale. Ricerca su natura giuridica e dimensione quantitativa, che riassume un “lavoro di ricerca” mirato a stimare la portata dell’evasione “secondo una metodologia diversa rispetto a quella applicata nei documenti ufficiali adottati dall’amministrazione finanziaria”. Cioè quella “top-down”, usata nella Relazione, che confronta l’imponibile potenziale sulla base dell’andamento dell’economia con quello dichiarato.

Nel libro Boria e alcuni giovani giuristi – tra cui Roberta Corriere, Rossella Miceli e Lorenzo Pennesi, tutti collaboratori del suo studio legale – procedono al contrario, partendo da dati micro come quelli delle dichiarazioni dei redditi. Di per sé, l’approccio è valido: la stessa commissione del Mef che prepara le stime ufficiali l’ha valutato, arrivando alla conclusione che fornisce risultati solidi se accompagnato da un’impegnativa analisi statistico-econometrica. Insomma: richiede competenze specialistiche. In assenza delle quali la credibilità dei risultati è pari a quella dei manifesti negazionisti della crisi climatica firmati da professionisti senza titoli in quel campo. Come abbia invece proceduto il team di Boria, l’ha spiegato lui stesso in un intervento su Startmag: “Le conclusioni si fondano su una serie di valutazioni di ordine empirico apparse al gruppo di lavoro ragionevolmente fondate (ma non certo dimostrate in modo puntuale)”.

Non a caso gli esiti, stando ai quali l’evasione sarebbe pari a 15 miliardi, non sono apparsi su riviste scientifiche soggette a peer review, la valutazione critica di altri esperti dell’argomento. Li ha però rilanciati la stampa di destra, titolando sul presunto “errore” nei dati pubblicati sul sito del Tesoro che mostrano come l’ammontare delle imposte dovute e non pagate – pur molto diminuito tra 2016 e 2021 – resti superiore a 83 miliardi di cui 30 attribuibili all’evasione dell’Irpef da lavoro autonomo e impresa e 18 all’Iva. Nei pezzi han trovato spazio anche i commenti del docente, secondo cui la politica avrebbe interesse a gonfiare le stime per scaricare la responsabilità dei problemi di finanza pubblica sugli evasori e diffondere “la storia che si abbasseranno le tasse perché si recupera l’evasione”. Ora che la Lega si accoda, c’è da capire se per il vicepremier Salvini anche il recupero di tasse evase con cui il viceministro Maurizio Leo conta di finanziare futuri tagli delle aliquote Irpef sia un’invenzione senza fondamento.

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