Alla faccia del duro contrasto alle frodi carosello grazie alla norma contro le partite Iva apri e chiudi. E della narrazione secondo cui il governo Meloni non avrebbe varato condoni ma solo misure “vantaggiose per lo Stato”. Ora c’è la controprova che, con la quarta edizione della rottamazione prevista dalla manovra per il 2023, l’esecutivo ha offerto un prezioso cadeau a chi ha frodato il fisco attraverso fatture per operazioni inesistenti. A beneficiarne è stata, di recente, una società che aveva utilizzato quell’artificio per scalare dall’imponibile 4 milioni di euro facendo figurare a bilancio costi fittizi. Come ha raccontato la rivista online FiscoEquo, a fronte di una contestazione dell’Agenzia delle Entrate che li aveva multati per 1 milione di euro i titolari hanno impugnato e, arrivati alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado, ne sono usciti pagando quasi nulla. Nonostante, tra l’altro, avessero perso in primo grado.

Il caso, certo non isolato, dimostra come l’ennesima rateizzazione – censurata dalla Corte dei Conti come le precedenti – sia tutt’altro che un buon modo per far recuperare risorse all’erario. Al contrario, in generale lo Stato ci perde e in alcune situazioni finisce per concedere un condono tombale agli evasori che, scoperti, se la cavano pagando pochi spiccioli.

Nella fattispecie, la società responsabile della frode carosello aveva ricevuto un atto di contestazione con cui l’ufficio delle Entrate, dopo un accertamento, contestava le operazioni oggettivamente inesistenti e applicava una sanzione amministrativa pari al 25% delle fatture d’acquisto per beni o servizi mai comprati. L’Agenzia delle Entrate Riscossione aveva poi iscritto a ruolo la multa non pagata. L’azienda aveva impugnato senza successo, poi per prendere tempo aveva proposto appello. È a quel punto che la prima legge di Bilancio firmata Giorgia Meloni ha offerto ai frodatori un ventaglio di possibili vie di uscita a partire dalla sanatoria delle liti pendenti, che avrebbe consentito di pagare solo il 40% della sanzione.

Ancora più conveniente, però, si è rivelata la cosiddetta rottamazione quater. Che permette di mettersi in regola versando a rate solo le eventuali somme dovute senza sanzioni, interessi di mora e aggio. Possibile cavarsela così, anche se in ballo c’era solo la sanzione – che a quel punto avrebbe dovuto essere interamente abbuonata? A dire il vero la legge di Bilancio per il 2023 escludeva dalla definizione agevolata “le multe, le ammende e le sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna”, inducendo a pensare che quella strada fosse sbarrata. Ma una circolare con chiarimenti sulla “tregua fiscale” emanata dall’Agenzia nel marzo 2023 ha al contrario sancito, interpretando la volontà del legislatore, che “i carichi recanti solo sanzioni pecuniarie amministrativo-tributarie” andavano compresi nel panorama di quelli sanabili per quella via.

Di lì la possibilità di chiudere la pendenza col fisco senza pagare nulla se non le sole somme maturate a titolo di rimborso delle spese per le procedure esecutive e di notifica della cartella di pagamento. Qualche centinaia di euro e liberi tutti. Un precedente tanto più preoccupante se si pensa che frodi come questa contribuiscono a un’evasione Iva stimata in oltre 22 miliardi annui, in media, tra 2019 e 2021: il valore più alto in tutta la Ue, nonostante dal 2016 il trend si registri un costante calo grazie agli strumenti messi in campo nel frattempo. Condoni e “paci fiscali” vanno nella direzione opposta.

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