Un’altra mossa per proteggere i colletti bianchi. Il centrodestra vuole estendere di due anni lo scudo erariale per i sindaci e funzionari pubblici: non dovrebbe scadere più il 30 di giugno del 2024, come previsto dall’ultima proroga del maggio scorso che riguarda le opere del Pnrr, ma dovrebbe durare fino alla fine dello stesso mese nel 2026. Dopo le roventi polemiche che hanno contrapposto il governo di Giorgia Meloni alla Corte dei Conti, dunque, la maggioranza insiste e tenta di estendere lo scudo che limita la responsabilità contabile di amministratori e dipendenti pubblici ai casi di dolo e colpa grave.

Gli emendamenti – Sono quattro gli emendamenti depositati al Milleproroghe, ora all’esame della Camera, tutti praticamente identici: il primo è firmato da Luigi Cannata di Fratelli d’Italia, il secondo dall’altra meloniana Ylenia Lucaselli, il terzo da Saverio Romano di Noi moderati mentre il quarto porta la firma di tre esponenti di Forza Italia, cioè Erica Mazzetti, Mauro D’Attis e Roberto Pella che è il capogruppo in Commissione Affari Costituzionali. Secondo l’agenzia Ansa, la proroga richiesta con questi 4 emendamenti, sui quali il governo deve esprimere ancora il parere, sarebbe stata chiesta a gran voce dall’Ance, l’Associazione Nazionale Costruttori Edili. Manca all’appello un emendamento fotocopia della Lega, che sul tema per il momento tace.

Lo scudo che piace a tutti – Lo scudo erariale solleva gli amministratori pubblici da responsabilità contabili in caso di colpa grave. Il che significa che, eccezion fatta per le ipotesi di dolo, la possibilità di perseguire la colpa grave si limita alle sole omissioni. Tale norma venne introdotta nell’ordinamento nel 2020 dal primo governo di Giuseppe Conte. Come hanno sempre spiegato dal Movimento 5 stelle, però, all’epoca l’idea era quella di dar vita ad una misura eccezionale che durasse non più di un anno per dare un pò di sollievo agli amministratori alle prese con la pandemia. La misura però piacque anche a Mario Draghi che, una volta a Palazzo Chigi, la prorogò ancora, fino al 30 giugno 2023. L’obiettivo, si spiegò, era anche quello di facilitare al massimo la realizzazione dei progetti del Pnrr.

Lo scontro con la Corte di Conti – Nel 2023 nuovo cambio di governo e nuova proroga dello scudo: Fratelli d’Italia provò una prima volta a estendere la protezione fino al 31 dicembre 2025. Erano i mesi in cui era esplosa la polemica tra la Corte dei Conti e il ministro della Pubblica amministrazione (che ha la delega al Pnrr) Raffaele Fitto: la sezione di controllo concomitante aveva certificato il “ritardo ormai consolidato” nell’aggiudicazione di alcuni appalti, che – scriveva – mette “in serio pericolo il raggiungimento” di uno degli obiettivi in programma il 30 giugno. La reazione del governo si era consumata con emendamento al decreto Pa che esautorava i giudici contabili dalla vigilanza sul Pnrr. Il testo aboliva il “controllo concomitante” della Corte sull’utilizzo dei fondi del Piano, cioè il meccanismo di monitoraggio “in itinere” da parte dei giudici sui “ritardi” e sulle “irregolarità gestionali” nell’attuazione del Piano.

I giudici: “Spazio d’impunità” – Quell’emendamento prevedeva anche una proroga della scudo erariale fino al 2024. Una misura che secondo l’associazione di giudici e pm contabili “ha aperto uno spazio di impunità che va a vantaggio del funzionario infedele e di chiunque sperperi le risorse pubbliche”. Ecco perché la Corte aveva espresso “forte preoccupazione” già sette mesi fa, al primo tentativo di proroga, sostenendo che una deresponsabilizzazione così forte dei sindaci e pubblici amministratori potrebbe mettere a rischio una corretta gestione dei fondi del Pnrr. Senza considerare che le regole europee vanno in senso diametralmente opposto, prevedendo controlli sempre più stringenti sulla gestione finanziaria e azioni di contrasto all’abuso, non solo a livello penale, ma anche in termini di recupero somme e risarcimento danni. Ma d’altra parte non è solo sul fronte della giustizia contabile che il governo italiano va dalla parte opposta rispetto all’Unione europea: basti pensare all’abolizione dell’abuso d’ufficio, un reato che esiste praticamente in tutti i Paesi comunitari.

Avs: “Favore ai colletti bianchi” – Eppure la maggioranza trainata da Fdi sembra non avere intenzione di fermarsi nella sua crociata contro i giudici contabili, con l’obiettivo di continuare a tutelare amministratori e funzionari pubblici. “Per i giovani pene sempre più dure, dai rave all’assurdo reato di imbrattamento: la destra ce la mette tutta ad alleggerire il codice penale solo per i reati dei colletti bianchi“, attaccano Filiberto Zaratti e Marco Grimaldi, capigruppo di Alleanza Verdi e Sinistra nelle Commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera. “Lo scudo penale – continuano – è un’oggettiva regressione dello Stato. La norma offre un ombrello legale ai sindaci e ai funzionari della P.a. da responsabilità contabili sui fondi che gestiscono anche in caso di colpa grave: tutto questo conferma il disprezzo per le regole da parte di questa destra”.

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