Se (ma ormai è meglio dire “quando”) il ddl Nordio in discussione al Senato diventerà legge, l’Italia sarà l’unico Paese dell’Unione europea in cui abusare del potere pubblico a fini privati sarà consentito: l’unico, cioè, in cui non è prevista la fattispecie di reato di abuso d’ufficio. Il dato è riportato nella proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio sulla lotta alla corruzione, un provvedimento che mira ad aggiornare il quadro giuridico europeo sulla materia “per tener conto dell’evoluzione delle minacce poste dalla corruzione e degli obblighi giuridici che l’Unione e gli Stati membri si sono assunti in base al diritto internazionale”. Il testo riporta l’esito di un questionario condotto dalla Commissione tra gennaio e febbraio 2023, in cui agli Stati membri è stato chiesto di “condividere le proprie norme giuridiche nazionali”, “la durata massima delle pene detentive” e “i termini di prescrizione vigenti” a proposito dei reati definiti in senso lato “di corruzione”: cioè “la corruzione nel settore pubblico e in quello privato, l’appropriazione indebita da parte di un funzionario pubblico o nel settore privato, il traffico d’influenze, l’abuso d’ufficio, l’arricchimento senza causa e l’intralcio alla giustizia”.

Al questionario hanno risposto 25 Paesi su 27 (tutti tranne Bulgaria e Danimarca). Risultato: l’abuso d’ufficio, nella definizione adottata dalla convenzione Onu di Merida contro la corruzione (il “fatto per un pubblico ufficiale di abusare delle proprie funzioni o della sua posizione, ossia di compiere o di astenersi dal compiere, nell’esercizio delle proprie funzioni, un atto in violazione delle leggi al fine di ottenere un indebito vantaggio per sè o per un’altra persona o entità”) è previsto come reato in tutti gli Stati membri (per ora). Idem per la corruzione, il peculato, l’appropriazione indebita e l’intralcio alla giustizia. Anche il traffico d’influenze illecite – che il testo del ministro della Giustizia vuol depotenziare – esiste in qualche forma in 23 Paesi su 25, mentre l'”arricchimento senza causa” (la fattispecie che punisce il pubblico ufficiale quando non può giustificare un “aumento sostanziale” dei suoi beni) solo in otto. Come ha ricordato in audizione l’ex giudice Piercamillo Davigo, inoltre, per l’Italia abolire la fattispecie di abuso d’ufficio significherebbe di fatto violare la convenzione di Merida – che impone di prevedere quei fatti come reato – e quindi commettere un illecito di diritto penale internazionale. La stessa proposta di direttiva, peraltro, chiede esplicitamente di prevedere l’abuso d’ufficio come reato, persino nel settore privato (mentre in Italia al momento è una fattispecie propria dei funzionari pubblici o degli incaricati di pubblico servizio).

“Approvando il ddl Nordio che prevede l’abolizione dell’abuso d’ufficio e il ridimensionamento del reato di traffico di influenze illecite dichiariamo di fatto guerra all’Unione europea, che sulla lotta alla corruzione fa sul serio e vuole costruire una sua credibilità nel mondo”, attaccano in una nota congiunta le europarlamentari del Movimento 5 stelle Laura Ferrara e Sabrina Pignedoli. “Con questo ddl”, denunciano, “siamo davanti a un cortocircuito politico: oggi la maggioranza, con le stampelle di Renzi e Calenda, cerca di cancellare il reato di abuso d’ufficio, mentre nel futuro saremo costretti a reinserirlo nel nostro codice penale per adeguarci alle norme europee”. D’altra parte lo stesso ministro è consapevole di questo “rischio”: “Resta ferma la possibilità di valutare in prospettiva futura specifici interventi additivi volti a sanzionare, con formulazioni circoscritte e precise, condotte meritevoli di pena in forza di eventuali indicazioni di matrice euro-unitaria che dovessero sopravvenire”, si legge nella relazione al ddl. “Nel frattempo però”, sottolineano le deputate M5s, “verrebbero cancellati ben tremila processi e si darebbe un messaggio devastante a tutti i cittadini che credono nella giustizia e nell’onestà. Auspichiamo che il Commissario europeo Didier Reynders prenda posizione in modo ufficiale contro questa norma che lede lo stato di diritto in Italia e ci chiediamo come possano conciliare l’appartenenza a un gruppo europeista come quello di Renew quei partiti (Italia viva e Azione, ndr) che in Italia votano con l’estrema destra una legge che rinnega di fatto le norme europee”, concludono.

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