L’Intervista

Marina Castellaneta: “Se l’Italia abolisce l’abuso d’ufficio rischia sanzioni Ue”

Ordinaria di Diritto Internazionale - “Senza la norma i giudici contesteranno fattispecie di reato più gravi”

14 Gennaio 2024

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Abolire il reato di abuso d’ufficio equivale a una “violazione di un obbligo internazionale e del diritto Ue”. Ecco perché la misura che ha di recente ricevuto il primo via libera dal Parlamento potrebbe presto costare al nostro Paese una procedura d’infrazione davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea. A spiegarlo è Marina Castellaneta, ordinaria di Diritto Internazionale alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari, giornalista pubblicista e autrice di numerosi saggi sulla libertà di stampa e sul diritto europeo. “Con l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio ci troveremmo sicuramente di fronte a un vulnus del nostro ordinamento, in una situazione d’inadempimento di un obbligo internazionale e in aperto contrasto con le norme di diritto Ue”, dice la giurista. L’abolizione dell’abuso d’ufficio, come è noto, è una misura bandiera del governo di Giorgia Meloni, fortemente voluta dal ministro Carlo Nordio.

Secondo il guardasigilli, l’abuso d’ufficio è un reato evanescente e dunque va abolito. Per la Commissione Ue, invece, questa mossa ha un impatto sull’efficacia della lotta alla corruzione. Professoressa, chi ha ragione?

Naturalmente la Commissione Ue. L’abolizione dell’abuso d’ufficio è molto rischiosa dal punto di vista della lotta alla corruzione. Anzi sicuramente costituisce un vero e proprio ostacolo nella persecuzione dei reati corruttivi. E ricordiamo che la lotta alla corruzione è un elemento centrale dell’Unione europea, anche nell’attribuzione dei fondi comunitari.

A cosa si riferisce?

Per esempio al Next Generation Eu: Bruxelles chiedeva agli Stati di rispettare le regole dello Stato di diritto, inclusa la lotta alla corruzione.

Quindi non è un reato evanescente?

Direi di no, perché abbiamo una definizione precisa nella nuova proposta di direttiva Ue sulla lotta alla corruzione e anche nella Convenzione di Mérida, una convenzione Onu che l’Italia ha già ratificato. Quindi dire che l’abuso d’ufficio è evanescente è una contraddizione rispetto alla posizione dell’Italia. E abolirlo equivale a una violazione di un obbligo internazionale e del diritto Ue.

In caso di abrogazione l’Italia sarebbe l’unico Paese dell’Ue a non avere alcun tipo di reato per perseguire chi abusa del potere pubblico per fini privati. A quel punto che cosa succederà?

Ci troveremo sicuramente di fronte a un vulnus del nostro ordinamento, in una situazione d’inadempimento di un obbligo internazionale. Ripeto: la Convenzione di Mèrida impone la presenza di reati come l’abuso d’ufficio. In pratica abrogare questo reato equivale a varare una normativa contraria all’articolo 117 della Costituzione: la potestà legislativa va esercitata rispettando i vincoli dell’ordinamento comunitario e gli obblighi internazionali.

E dal punto di vista dell’Unione europea?

A breve sarà approvata questa nuova proposta di direttiva sulla lotta alla corruzione: l’Italia rischia di essere in aperto contrasto con le norme di diritto Ue.

Partirebbe una procedura d’infrazione?

Esatto. Aggiungo che tra l’altro l’Italia fa parte del Consiglio d’Europa e anche lì ci sono due convenzioni importanti sulla lotta alla corruzione. Quindi penso che avrà qualcosa da dire anche il Comitato del Consiglio d’Europa, che si occupa di monitorare il livello di lotta alla corruzione nei vari Paesi che hanno ratificato queste convenzioni. Già in passato ha evidenziato le lacune del sistema italiano.

A livello pratico cosa rischia l’Italia da una procedura di infrazione?

In genere la procedura di infrazione si attiva quando la Commissione verifica o ritiene che ci sia un inadempimento del diritto dell’Unione. Il primo step è inviare una lettera di messa in mora allo Stato per consentirgli di riparare. Se lo Stato non lo fa viene citato in giudizio dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. Si svolge quindi un processo che può terminare con la constatazione dell’inadempimento: lo Stato, dunque, può essere condannato.

Che tipo di condanna può ricevere? Una multa?

Sì, sono misure sanzionatorie di carattere pecuniario. Quindi il sistema grava sui conti e sul bilancio dello Stato che prosegue nel suo inadempimento.

Dal punto di vista operativo, invece, dopo l’abolizione dell’abuso d’ufficio i magistrati contesteranno fattispecie più gravi, tipo la corruzione?

Probabilmente sì. Su questo non posso essere molto precisa perché non mi occupo propriamente di diritto interno. Però voglio sottolineare che l’abuso d’ufficio è una forma di corruzione, una delle varie forme enunciate nel diritto Ue e nel diritto internazionale. Quindi dopo la sua abrogazione sarebbe possibile contestare la corruzione anche dal punto di vista interpretativo.

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