di Katia Impellittiere *

È uno strano fenomeno politico quello rappresentato dalla caccia. Pratica sempre meno praticata alla luce della costante flessione delle licenze, riesce a ottenere attenzione e regali inversamente proporzionali alle sue dimensioni. È sempre successo: l’attenzione è stata garantita nei decenni da quasi tutte le forze politiche con l’eccezione (non sempre) della sinistra più radicale, del Movimento 5 Stelle e dei Verdi. Ma il grande salto di qualità, con la cancellazione di ogni progresso fatto nei decenni nel campo della protezione della fauna selvatica, le associazioni venatorie lo hanno fatto col governo Meloni. Con questa squadra hanno potuto davvero festeggiare; non solo nel Natale dell’europarlamentare e produttore di cartucce Pietro Fiocchi, il quale ha fatto affiggere manifesti stradali che lo hanno immortalato davanti a un albero addobbato di bossoli.

Certo, Fiocchi è uno di quelli che festeggia di più, visto che governo e Regioni hanno dribblato il regolamento europeo regalando lunga vita alle munizioni al piombo e con lui tutti i produttori di armi da caccia, voce ricca dell’industria nazionale. È da questo mondo industriale, non solo da oggi ma soprattutto da oggi rappresentato direttamente in politica, che arriva una spinta importante a proteggere una specie in declino, quella dei cacciatori appunto. Ma anche se si tratta di una lobby potente, non si spiega l’ascendente politico.

A completare il quadro ci sono altri, colossali business, questi però fuorilegge, da sempre organici alla caccia “legale”. Questa attività è infatti da sempre strettamente correlata all’illegalità. Per capirci, lo scorso ottobre in un solo mese il reparto specializzato Soarda dei carabinieri forestali ha denunciato solo nel Bresciano oltre 120 persone per reati venatori, in larga parte titolari di licenza che sparavano a specie protette o usavano reti e trappole. O che abbattevano gli uccelli migratori usando richiami vivi catturati illecitamente e legalizzati con anellini di riconoscimento contraffatti. Tra i denunciati anche il consigliere regionale lombardo di Fratelli d’Italia Carlo Bravo, grande promotore di una delle tante liberalizzazioni che prevedono di identificare (si fa per dire) proprio gli uccelli da richiamo con fascette da elettricista in plastica comodamente trasferibili da un esemplare all’altro quando serve.

In questo mondo tutti sanno bene come procurarsi i tordi da esporre al capanno: ci sono schiere di uccellatori, in Italia e all’estero, altro business illegale legato a questo mondo, che li procurano (e li rivendono in nero guadagnando cifre enormi, dato che il valore medio di un esemplare parte da 30 euro) catturandoli con le reti o rubandoli direttamente da pulcini nei nidi, per poi inanellarli con sigilli che chiunque, presentandosi come allevatore alle federazioni di ornicoltori, può ricevere in quantità pur non avendo neppure una voliera.

Il loro “lavoro” potrà essere molto facilitato dalla proposta di legge del deputato leghista Francesco Bruzzone che prevede tra le altre follie di stralciare i richiami vivi dall’appartenenza alla fauna selvatica equiparandoli ai criceti. Tutto questo servirà appunto a incrementare un commercio già colossale che fa il paio con quello della fauna morta: un’altra banale ma ricca storia di soldi nel ricco mondo della caccia.

Una storia che per decenni – dall’entrata in vigore della legge quadro nazionale 157 del 1992 ha registrato un enorme flusso illegale di selvaggina abbattuta, in larga parte protetta verso ristoranti specializzati nello spiedo con gli uccelli, e che recentemente ha ripreso vigore non solo, per esempio in Lombardia, con la reintroduzione per legge dei volatili prima banditi proprio dalla 157 nelle cucine dei locali pubblici, ma anche a livello nazionale con una deregulation che ha introdotto il concetto di controllo della fauna selvatica e la possibilità di sparare ai cinghiali (e non solo) h24, anche nelle aree protette e in quelle urbane, promuovendo pure il commercio delle carni attraverso una vera filiera. Soldi, insomma, ancora soldi, e tanti, regalati a chi ne aveva già molti e che sperava solo nella possibilità di cacciare tutto l’anno.

Risultato raggiunto, e tanti voti in più per questo governo – anzi per tanti governi considerando anche le Regioni – visto che a promuovere la mattanza e l’uso dell’ambiente naturale come un banco frigo da supermercato ci sono anche gli agricoltori, pronti ad accettare l’inquinamento da piombo (e da plastica) dei loro campi pur di salvare il loro mais dall’’orda’ animale.

* Vicepresidente nazionale LAC

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