La Banca d’Italia conferma che nel 2024 il pil rallenterà ancora, crescendo solo dello 0,6% dopo il +0,7% dell’anno precedente. La previsione, in linea con la Nota di aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche di dicembre, è esattamente la metà rispetto a quella – +1,2% – inserita dal governo Meloni nella Nadef e considerata già all’epoca troppo ottimistica dalla maggioranza degli analisti. Il bollettino economico diffuso venerdì evidenzia, come già anticipato nei giorni scorsi dal governatore Fabio Panetta, una fase di rallentamento: la crescita “che è stata pressoché nulla alla fine del 2023”. Il prodotto ha ristagnato, frenato “dall’inasprimento delle condizioni creditizie, nonché dai prezzi dell’energia ancora elevati; i consumi hanno ristagnato e gli investimenti si sono contratti”.

Nella manifattura “l’attività è tornata a scendere”, mentre “si è stabilizzata nei servizi; è aumentata nelle costruzioni, che hanno continuato a beneficiare degli incentivi fiscali” che quest’anno come è noto sono stati rivisti decisamente al ribasso con il taglio del Superbonus. Quest’anno l’attività economica dovrebbe rafforzarsi gradualmente “sostenuta dalla ripresa del reddito disponibile e della domanda estera”, ma l’aggravarsi della crisi in Medioriente e nel Mar Rosso aumenta i rischi perché potrebbe creare nuove tensioni sui prezzi proprio ora che l’inflazione stava rientrando. “Nella seconda metà di dicembre del 2023 i volumi in transito nello stretto risultavano inferiori di quasi il 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”, ricorda via Nazionale. “Se il rischio di attacchi alle navi mercantili rimanesse alto anche nei primi mesi del 2024, la necessità di seguire rotte alternative si tradurrebbe in un allungamento dei tempi di consegna per le merci importate via mare dall’Asia (con conseguenti ripercussioni sulle catene di produzione) e in un ulteriore aumento dei noli marittimi“.

Ancora una volta, la geopolitica lancia ombre sulla solidità della ripresa. E anche le decisioni di politica monetaria, con la Bce che potrebbe ulteriormente rinviare l’avvio di una stagione di taglio dei tassi, contribuiscono a raffreddare il clima: “La dinamica dei prestiti – sottolinea Via Nazionale – rispecchia ancora la marcata debolezza della domanda di finanziamenti e la rigidità dei criteri di offerta, coerentemente con l’orientamento restrittivo della politica monetaria”. In questo quadro “I passati rialzi dei tassi ufficiali continuano a incidere sul costo del credito alle imprese in maniera più intensa rispetto a quanto suggerito dalle regolarità storiche. La restrizione monetaria sta determinando anche una flessione della raccolta bancaria”.

Sull’Italia pesa anche la revisione del Pnrr con rimodulazione dei tempi di raggiungimento di alcuni obiettivi, da cui ”deriverà una riduzione della quinta e della sesta rata”. Allo stesso tempo si registra una parziale riallocazione dell’ammontare finanziato da sovvenzioni verso le rate conclusive.

Qualche buona notizia potrebbe arrivare sul fronte dei salari: nel terzo trimestre 2023 le retribuzioni contrattuali orarie nel settore privato hanno accelerato al 3% su base annua grazie all’adeguamento all’inflazione dei minimi tabellari nel settore metalmeccanico, agli incrementi già previsti dai contratti vigenti, in particolare quello dell’edilizia e al rinnovo del contratto nel comparto del legno. A dicembre poi è arrivato il rinnovo del ccnl del credito, ancora non considerato nei dati. La crescita “dovrebbe intensificarsi nel 2024 per effetto dei numerosi rinnovi contrattuali attesi, sia nella manifattura sia nei servizi privati”. In ogni caso “il recupero dei margini di profitto osservato tra la fine del 2022 e la prima metà dell’anno scorso segnalerebbe tuttavia la capacità delle imprese di assorbire queste pressioni inflazionistiche“.

La volatilità riguarda l’intera crescita globale. “Negli Stati Uniti emergono alcuni segnali di indebolimento dell’attività economica – osserva Bankitalia – e in Cina la crescita rimane al di sotto dei valori pre-pandemici. Le più recenti stime dell’Ocse prefigurano per il 2024 un rallentamento del PIL globale al 2,7 per cento, per effetto delle politiche monetarie restrittive e del peggioramento della fiducia di consumatori e imprese”.

Articolo Precedente

Upb: “L’Italia è il paese dell’Eurozona con la politica di bilancio più restrittiva. Comunque non in linea con le raccomandazioni Ue”

next
Articolo Successivo

Superbonus, Fratelli d’Italia ritira l’emendamento per concedere due mesi a chi ha effettuato almeno il 70% dei lavori

next