Tre militanti di CasaPound sono finiti agli arresti domiciliari e a un quarto è stato notificato un divieto di dimora: sono accusati di aver avuto un ruolo nell’aggressione subita a Napoli il 12 ottobre scorso, nel quartiere Vomero, da un fotografo di 44 anni che indossava una spilla con un logo antifascista sul giubbotto. Una quinta persona è indagata. Dei cinque, poi, almeno 4 avrebbero preso parte all’incontro dello scorso 7 gennaio a Roma, ad Acca Larentia, immortalati nei video mentre facevano il saluto romano. La vicenda è al centro di una indagine della Procura di Roma che per il momento vede coinvolte una decina di persone.

L’aggressione risale invece a tre mesi prima: l’uomo fu immobilizzato, minacciato con un coltello, colpito a calci e pugni – che gli provocavano un trauma cranico – per portargli via il giubbotto. Le indagini della Digos, coordinate dalla gruppo Antiterrorismo della procura, hanno permesso di individuare gli indagati – tutti appartenenti al gruppo di estrema destra – tramite l’analisi delle telecamere di videosorveglianza.

Le abitazioni dei quattro destinatari di misure cautelari e di un ulteriore soggetto, anche lui militante di CasaPound e indagato, sono state perquisite, così come la sede napoletana della formazione di estrema destra. Il decreto richiesto dalla procura è finalizzato alla ricerca di tracce pertinenti ai reati per cui si procede, anche di tipo informatico, essendo i locali nella disponibilità di uno degli indagati, segretario cittadino del movimento politico, a cui aderiscono anche le altre persone coinvolte nelle indagini.

L’aggressione provocò la reazione di diverse forze politiche. Alcuni giorni dopo il pestaggio e la rapina, si tenne un sit-in di solidarietà con la vittima. Sull’accaduto i parlamentari del M5s Dario Carotenuto e Gilda Sportiello presentarono una interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

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