L’ex direttore generale, interdetto dai pubblici uffici per un’accusa di corruzione, che si vuole portar via i progetti. Il vecchio Comitato organizzatore che praticamente fa causa al nuovo. I Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 erano già un disastro conclamato, tra ritardi mostruosi e polemiche. Il solito grande evento che si è trasformato nella classica figuraccia all’italiano. Adesso rischiano di diventare una farsa.

Le “mini-Olimpiadi” tarantine non hanno nulla da invidiare a Milano-Cortina, se parliamo di problemi organizzativi. E pure di spreco di denaro pubblico, visto che sono stanziati 275 milioni di euro statali, per infrastrutture di dubbia utilità e ricaduta sociale (come il palazzetto del nuoto, cattedrale del deserto che non sarà neppure pronta in tempo). Da quattro anni, ovvero dall’assegnazione dell’evento avvenuta nel 2019, non è stato fatto quasi nulla, se non litigare e accumulare ritardi. La nomina di un commissario, Massimo Ferrarese, ha scatenato un conflitto permanente fra istituzioni locali e centrali: in Puglia lo hanno visto come un tentativo del ministro Raffaele Fitto di mettere le mani sull’evento. Così in estate Coni e governo hanno deciso di abbandonare il Comitato organizzatore, per scioglierlo e ricostituirlo. Nel nuovo, per il ruolo di direttore generale come rivelato dal Fatto il governo ha scelto Carlo Molfetta, olimpionico di taekwondo, nonché compagno di burraco della premier Giorgia Meloni, ma questa è un’altra storia. Al suo predecessore si deve invece l’iniziativa che rischia di trascinare in tribunale i due Comitati, uno contro l’altro.

L’ex direttore generale Elio Sannicandro – l’uomo a cui la Regione Puglia aveva affidato l’organizzazione dell’evento fino allo scorso 6 novembre, quando ha lasciato l’incarico a seguito di un’interdizione dai pubblici uffici per un’inchiesta di corruzione per una presunta mazzetta su un appalto locale – ha fatto scrivere una lettera dai suoi avvocati al nuovo comitato: Sannicandro – insieme ad altri 12 professionisti che a vario titolo hanno lavorato nel primo comitato – sostiene che tutti i progetti, i piani operativi, le presentazioni, ecc., sono suoi. Nel senso letterale del termine, in qualità di titolare del diritto d’autore. E che quindi non possono essere utilizzati senza il suo consenso.

Sembra una pretesa assurda e probabilmente così sarà archiviata. Ma la diffida pone un bel problema ai Giochi: il nuovo Comitato, che ha raccolto il testimone da quello vecchio, compresa la documentazione e i progetti fin qui preparati, dovrebbe ripartire praticamente da zero. A poco più di due anni dalla cerimonia inaugurale, per cui già ci sono ritardi esasperanti. Impossibile. Ovviamente il commissario non ci pensa nemmeno, anche perché è palese che Sannicandro &Co. stessero lavorando per conto del Comitato (quindi degli enti locali e del governo) e non a titolo personale. Infatti il masterplan oggetto della diffida è stato trasmesso al commissario da Comune e Regione. Ma intanto i Giochi del Mediterraneo rischiano di finire in tribunale: i legali dell’ex dg minacciano azioni in sede penale e civile. Sannicandro, bontà sua, propone anche un’alternativa: pubblicare (a spese del Comitato, cioè del pubblico) su tutti i media locali e nazionali un annuncio per specificare che le opere sono di loro proprietà intellettuale. L’ultima follia dei Giochi del Mediterraneo.

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