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La Scozia vuole vietare le “terapie di conversione”. La ministra: “Sono dannose”. Le proteste: “Genitori rischiano 7 anni di carcere”

La Scozia vuole vietare le “terapie di conversione”. La ministra: “Sono dannose”. Le proteste: “Genitori rischiano 7 anni di carcere”
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La Scozia vuole vietare le cosiddette “terapie di conversione”. Si tratta di tutte quelle pratiche, a volte chiamate “terapie riparative“, che tentano di alterare o sopprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona. Come spiega la Bbc, secondo la British Psychological Society (BPS) la terapia di conversione cerca di cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di qualcuno. Può includere terapie parlate e preghiera, ma forme più estreme possono comprendere l’esorcismo, la violenza fisica e la privazione del cibo. La BPS e altri organismi professionali, tra cui NHS England e il Royal College of Psychiatrists, hanno avvertito che tutti i tipi di terapia di conversione sono “non etici e potenzialmente dannosi”. Tuttavia la proposta di legge del Spn, il partito nazionale scozzese al governo, ha provocato dubbi e polemiche da parte di tutte le opposizioni.

Attualmente è in corso una consultazione pubblica online sul divieto. Secondo gli oppositori, come riporta il Telegraph, i genitori che si rifiutano di permettere ai propri figli di cambiare sesso potrebbero rischiare fino a sette anni di carcere, e “terapie di conversione” sarebbe un’espressione vaga e non ci sarebbe chiarezza assoluta su cosa si intenda. Come riportato dalla Bbc, il ministro per le pari opportunità Emma Roddick ha tuttavia affermato che i genitori sarebbero criminalizzati solo in caso di danni psicologici al figlio che si fosse dichiarato gay o transgender. La ministra ha affermato che le pratiche di conversione sono “atti dannosi e distruttivi che violano i diritti umani delle persone” e che la Scozia sta aprendo la strada nel Regno Unito per vietarle: “Purtroppo queste pratiche esistono ancora oggi e non possono avere spazio in Scozia”, ​​ha affermato. “Le risposte alla consultazione che riceveremo”, ha spiegato Roddick, “ci aiuteranno a considerare ulteriormente le misure che possiamo adottare per fermare il danno delle pratiche di conversione e proteggere le persone a rischio, garantendo al tempo stesso che le libertà, comprese le libertà di parola, di religione e di credo, siano salvaguardate”.

Una misura mirata, secondo l’SPN, a tutelare i minori, ma che preoccupa sia l’alleanza LGBT, sia la Chiesa cattolica. Si teme soprattutto per la libertà di parola e in merito alla possibilità di dare consulto ai giovani: il divieto proposto ha sollevato preoccupazioni da parte di coloro che temono infatti che tutti i tentativi di fornire consulenza a persone alle prese con la propria identità possano essere visti come una terapia di conversione. L’Alleanza Lgbt si dice preoccupata che la nuova legge possa mettere al bando ogni risposta ai minori che s’interrogano sul loro genere. Per la Chiesa cattolica scozzese “c’è una mancanza di chiarezza su cosa significhi terapia di conversione”, e la nuova legge “potrebbe criminalizzare consigli od opinioni dati in buona fede”. “Esortiamo il governo scozzese a non criminalizzare la guida pastorale, la guida parentale, o gli interventi medici e professionali relativi all’orientamento sessuale che non siano approvati dallo Stato”, afferma Peter Kearney, portavoce della Chiesa cattolica.

Marion Calder, direttrice del gruppo For Women Scotland, ad esempio, ha dichiarato al DailyMail: “Temiamo che questi piani criminalizzeranno i genitori amorevoli, che potrebbero affrontare anni di prigione semplicemente per essersi rifiutati di aderire al culto dell’ideologia di genere “. La fiduciaria scozzese Rhona Hotchkiss, ex direttrice di una prigione femminile, ha dichiarato alla BBC: “Sappiamo che la maggior parte dei bambini infelici che si presentano alle cliniche di genere si descrivono come attratti dallo stesso sesso. L’approccio dell’affermazione a tutti i costi ferisce i giovani confusi, la maggior parte dei quali crescendo sarebbero felicemente lesbiche, gay o bisessuali se lasciati perdere dalla “gender industry“.

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