Mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni continua a tacere sui saluti romani alla commemorazione della strage di via Acca Larentia (testimoniati dalle impressionanti immagini di centinaia di braccia tese e grida “Presente!”), e Fratelli d’Italia ha replicato con “solita ipocrisia della sinistra” alle accuse delle opposizioni, interviene oggi Ignazio La Russa.

La seconda carica dello Stato, in un colloquio telefonico con il Corriere della sera, dice di “non volere entrare” nel merito della vicenda, ma assicura che “FdI è totalmente estranea all’episodio dei saluti romani alla commemorazione delle tre giovanissime vittime dell’attentato di Acca Larenzia”. Il presidente del Senato, storico militante del Movimento Sociale Italiano e poco tempo fa al centro delle polemiche per il busto del Duce presente nella sua casa continua: “Abbiamo sempre detto ai nostri di non partecipare a certe manifestazioni, che vengono inevitabilmente strumentalizzate da chi vuole attaccarci. Non si va a certe commemorazioni. Non c’entriamo nulla, non c’entra il partito”.

Un punto che Ignazio La Russa tiene a puntualizzare è proprio relativo al reato di apologia del fascismo rapportato al gesto del saluto romano, lo stesso saluto che suo fratello Romano, assessore regionale in Lombardia, fece a Milano durante un funerale nel settembre del 2022 (qui il video): “Attendo con interesse la prevista riunione a sezione riunite della Cassazione proprio su questo punto. È possibile – sottolinea il cofondatore di Fratelli d’Italia – che si stabilisca che un saluto romano durante una commemorazione non sia apologia di fascismo, e quindi non sia reato, come molte sentenze stabiliscono. Servirebbe chiarezza, ce lo aspettiamo. Da avvocato appunto, più che politico. Perché, ripeto, come partito noi siamo estranei a certe manifestazioni. Quindi non abbiamo nulla da cui dissociarci“.

Ignazio La Russa cita la Cassazione perché – come spiega ilfattoquotidiano.it – il 18 gennaio le Sezioni unite si riuniranno per affrontare nello specifico il caso di otto militanti del movimento neofascista CasaPound, denunciati per violazione della legge Mancino a causa delle braccia tese in cui si erano esibiti il 29 aprile 2016 durante la commemorazione di Sergio Ramelli. Il presidente del Senato, che sembra essere molto fiducioso, di una cosa è certo: “Non aiuta a risolvere la questione, e le polemiche che ogni volta si scatenano, il fatto che ci sia incertezza su come considerare certi gesti in caso di commemorazione di persone defunte”, dice al Corriere. E proprio la sentenza della Cassazione potrebbe sciogliere tutti i dubbi.

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