Era il mese di dicembre di tre anni fa, quando su questo giornale, in occasione della consegna dell’Ambrogino a Chiara Ferragni e Fedez, scrivevo: “Fare la carità coi soldi in tasca è facile. Fin troppo. Ci sono migliaia di persone che ogni giorno compiono gesti d’amore verso gli altri senza avere un centesimo in tasca oppure con uno stipendio da meno di mille euro. Conosco clochard che quando hanno qualcosa tra le mani fanno del bene agli altri. Se sei famoso, come lo sono loro, puoi andare ad imbustare frutta e verdura senza farlo sapere a nessuno. Questo sarebbe stato un vero gesto di carità. So di attori teatrali, colleghi giornalisti, ex magistrati che vanno in carcere, che frequentano le comunità di recupero, che si danno da fare per chi è senza un tetto, senza farsi pubblicità. Senza clamore. Senza fare soldi. I Ferragnez questo gesto di carità l’hanno studiato a tavolino tanto da farsi immortalare in diversi momenti dell’iniziativa”.

Quel riconoscimento gli era stato dato per aver lanciato una raccolta fondi per l’ampliamento in tempi record del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale San Raffaele e per aver aderito a ‘Milano Aiuta’, preparando la spesa e pedalando per la città per consegnare cibo alle famiglie in difficoltà. Chiaramente reclamizzando il tutto a dovere su ogni social possibile. Quel mio blog suscitò non poche polemiche.

Tre anni dopo non c’è giornale che non dia contro a Chiara Ferragni per la pubblicità ingannevole del pandoro.

Resto dell’idea, ieri come oggi, che la coppia “Ferragnez” sa meglio di ogni altro che un’iniziativa solidale può trasformarsi in una straordinaria occasione di marketing. Non solo. I due sono ben consapevoli di poter “sfruttare” l’ignoranza dei loro follower che poco conoscono i meccanismi che si celano dietro la diabolica macchina del denaro allestita in Rete. Il tutto con la complicità di chi fa fundraising in maniera poco etica.

Non possiamo dimenticarci, infatti, come ha ben spiegato su questo giornale Massimo Coen Cagli, che Balocco, “come fanno tutte quelle aziende che seguono lo stesso metodo, ha cercato Ferragni per smerciare con profitto a 9 euro un pandoro che si vendeva a circa 3. Per riuscirci aveva bisogno sia di un volto e di una causa importanti”.

Vale la pena di ricordare un detto che trae origine dal Vangelo: “Quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra”. E’ una frase banale, semplice, persino scontata ma che dovrebbe essere il nostro faro per capire chi davvero sta aiutando un altro o chi lo sta facendo per un proprio fine.

Ma c’è di più: quanto accaduto a Chiara Ferragni dovrebbe diventare una lezione di educazione civica a scuola. Nei giorni scorsi i miei alunni (più informati di me sul caso) mi hanno chiesto di parlare di “Chiara” come la chiamano loro che hanno sul banco l’astuccio con i due occhioni. Quale migliore occasione per fare una lezione di economica, etica, Costituzione! Ho cercato di far capire il valore di un follower, ho chiesto loro di riflettere con mamma e papà di quanto successo, ho spiegato perché Ferragni aveva chiesto scusa e cosa c’era dietro quel suo video con la famosa tuta grigia.

Abbiamo riflettuto sulla solidarietà, sul senso del farla, sulla ricchezza ostentata, sull’importanza dell’immagine nella nostra vita. Molte delle mie alunne, già a dieci anni, simulano Ferragni su Instagram: un perverso “gioco” messo in piedi più o meno consapevolmente dalla influencer cremonese ma che in questi anni ha avuto effetti deleteri sui nostri pre-adolescenti.

In una settimana Chiara Ferragni ha perso 100 mila follower. A chi educa, il compito di mettere i nostri allievi nelle condizioni di capire e magari scegliere di non seguire più “Chiara”. Alla signora Ferragni, l’augurio di aver compreso il passo evangelico di Marco: “Gesù, seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

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