Quell’albero, quello di Gucci in galleria a Milano, l’avevamo commentato in tanti sui social, quando era stato messo. Per la sua bruttezza, per la sua freddezza. A me era apparso addirittura macabro. Il lusso per il lusso, qualcosa di mortifero, senza neanche nessun tentativo di messaggio associato, di valore, niente di niente.

Per certi versi, pensavo, ci era stato risparmiato un lusso nascosto dietro qualche buona causa, tipo ecologica o femminista. Eppure quei blocchi dorati, muti, mi mettevano davvero angoscia. Sembrava un vero e proprio inno al Dio denaro, una specie di vitello d’oro in versione albero.

E poi sono arrivati loro, quelli di Ultima Generazione, gli attivisti. Il ministero sapeva che sotto le feste avrebbero potuto agire e infatti aveva mandato una circolare ai prefetti citandoli esplicitamente. Invece l’azione si è svolta indisturbata. Gli attivisti sono arrivati, hanno tirato fuori barattoli di vernice arancione lavabile, lanciandola contro l’albero, a cui si sono incollati insieme ad uno striscione.

Il messaggio è semplice. Basta con il lusso, basta con l’insopportabile diseguaglianza tra ricchi e poveri che aumenta di giorno in giorno, basta con la ricchezza che depaupera il pianeta, rendendo la vita ancora più infernale ai poveri. Ma le parole non erano neanche necessarie, perché il gesto di colpire l’albero di Gucci è stato di una potenza simbolica incredibile. Per questo, per me quella dell’albero sporco di vernice e degli attivisti appiccicati ad esso è davvero la foto dell’anno.

Mentre scrivo non so ancora quali reazioni ci saranno. Immagino i soliti comunicati minacciosi del ministro Salvini, le reazioni critiche da parte di esponenti di ogni partito. Se così sarà, dimostreranno di non aver capito qualcosa che ormai nella coscienza collettiva sta diventando sempre più potente: ovvero che la differenza tra ricchi e poveri così come è oggi, dove ci sono miliardari che producono emissioni quanto interi stati anzi di più, non è più sostenibile. Che un mondo in cui c’è il lusso e la povertà estrema è un mondo che non vogliamo. Che i valori veri sono altri e sono quelli che questi attivisti, tra gli altri, cercano di portare, prendendosi fogli di via pesantissimi e sanzioni che le loro tasche non riescono a pagare.

Chiunque non avrà capito quanto forte sia stata l’azione dimostra, appunto, di non aver capito dove il mondo sta, anche, e per fortuna andando. Verso la disperata ricerca di una sostenibilità prima morale ed etica e quindi anche ambientale. Il caso Ferragni, d’altronde, proprio questo ha dimostrato e fatto emergere: una stanchezza verso chi è ricchissimo, ma la cui ricchezza non porta con sé alcun valore.

Ma poi vorrei dire un’ultima cosa. Secondo me Gucci dovrebbe rallegrarsi di questa azione. Ha messo un albero orribile e che emanava una vaga sensazione di morte, per me, come ho detto. Gli attivisti gli hanno regalato una storia, una vita. Ora quell’albero è molto più vivo, ha un senso, è servito a qualche cosa. Natale è passato, ma sarebbe la favola di Natale di quest’anno. Sicuramente, ripeto, potrebbe essere il simbolo, uno dei simboli, di questo 2023 che si chiude, almeno su alcuni fronti. Ed è un simbolo che porta con sé speranza. Questa azione è stata, realmente, un’emozione.

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