Attualità

“Il video di scuse di Chiara Ferragni è uguale a quello di un’attivista palestinese”: i social si scatenano. Ispirazione o casualità?

Se si confrontano i video delle due donne, l’influencer cremonese e l’attivista palestinese sono molti, nel look, gli elementi in comune

di Simona Griggio

Chiara Ferragni ha l’atteggiamento dimesso, indossa un maglione grigio, ha i capelli raccolti a coda di cavallo e la voce spezzata. Proprio come Salma Shawa, l’attivista palestinese che ogni giorno dal suo profilo Instagram tiene informati i follower e tutti quelli che desiderano aggiornamenti sulla situazione di Gaza. Difficile non notare un parallelismo fra le due donne: nel look, nei modi e nelle espressioni, non certo nei contenuti. Il video che l’influencer ha pubblicato sui social per scusarsi sulla questione dei pandori Balocco griffati non benefici, come invece era stato annunciato e promesso, sembra copiato da quello di Shawa. Postato due giorni prima del suo.

Si è semplicemente ispirata? Oppure è una coincidenza? Fatto sta che questa correlazione di elementi, pettinatura, colori, abbigliamento è difficile non notarla e infatti sui social è diventato virale il confronto tra le due immagini. E sta facendo molto discutere. Ferragni comincia il suo videomessaggio con parole quasi trattenute dal dispiacere: “Sono sempre stata convinta che chi è più fortunato ha la responsabilità morale di fare del bene. Questi sono i valori che hanno sempre spinto me e la mia famiglia. Questo è quello che insegniamo ai nostri figli”. Prosegue sul discorso parlando di sbagli che si possono fare: “Gli insegniamo anche che si può sbagliare, e che quando capita bisogna ammettere, e se possibile, rimediare all’errore fatto e farne tesoro. Ed e quello che voglio fare ora. Chiedere scusa e dare concretezza a questo mio gesto: devolverò 1 milione di euro al Regina Margherita per sostenere le cure dei bambini”. Poi parla di errori nella comunicazione: “Mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione. Un errore di cui farò tesoro in futuro, separando completamente qualsiasi attività di beneficienza, che ho sempre fatto e continuerò a fare, da attività commerciali”.

La giustificazione: “Perché anche se il fine ultimo è buono, se non c’è stato un controllo sufficiente sulla comunicazione, può ingenerare equivoci”. Si riferisce alla sua decisione di impugnare il provvedimento dell’AGCM che ritiene “sproporzionato e ingiusto”. E fa ancora mea culpa. “Purtroppo si può sbagliare, mi spiace averlo fatto e mi rendo conto che avrei potuto vigilare meglio”. Il trucco leggero e naturale, le sopracciglia folte, la scelta del grigio, il colore del dispiacere, per il maglione casual un po’ over size con tasconi. Se si confrontano i video delle due donne, l’influencer cremonese e l’attivista palestinese sono molti, nel look, gli elementi in comune. Ispirazione o casualità? Il dubbio rimane.

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