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Per il Parlamento europeo “la genitorialità riconosciuta da un Paese membro deve valere in tutta l’Ue”

Per il Parlamento europeo “la genitorialità riconosciuta da un Paese membro deve valere in tutta l’Ue”
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Indipendentemente da come un bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha, per il Parlamento europeo la genitorialità stabilita da un Paese membro dovrebbe essere riconosciuta automaticamente in tutta l’Ue. Con 366 voti contrari 145 e 23 astensioni l’Eurocamera ha dato parere positivo alla proposta sul riconoscimento delle decisioni e sull’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione. Gli eurodeputati hanno anche approvato l’introduzione del certificato europeo di filiazione, volto a ridurre la burocrazia e a facilitare il riconoscimento della genitorialità in tutta l’Ue. Pur non sostituendo i documenti nazionali, tale certificato potrà essere utilizzato al loro posto e sarà accessibile in tutte le lingue dell’Ue e in formato elettronico.

La proposta – L’obiettivo è quello di garantire che la genitorialità, cosi come è stabilita in un Paese dell’Ue, sia riconosciuta automaticamente anche negli altri Stati membri, per offrire a tutti i minori gli stessi diritti previsti dalle leggi nazionali in materia di istruzione, assistenza sanitaria, custodia e successione. Secondo quanto previsto nel testo dell’opinione approvato dagli eurodeputati, quando si tratta di stabilire una genitorialità a livello nazionale i Paesi Ue potranno continuare a decidere se accettare situazioni specifiche, come ad esempio la maternità surrogata, ma saranno tenuti comunque a riconoscere la genitorialità così come stabilita da un altro Paese dell’Ue, indipendentemente da come il bambino è stato concepito, è nato o dal tipo di famiglia che ha. Nessuna modifica, pertanto, alle leggi nazionali sulla famiglia. Gli Stati membri avrebbero la possibilità di non riconoscere la genitorialità se manifestamente incompatibile con l’ordine pubblico e solo in casi ben definiti. Ogni situazione dovrà essere considerata individualmente per garantire che non vi siano discriminazioni, ad esempio nei confronti dei figli di genitori dello stesso sesso.

Forza Italia divisa – Tra gli europarlamentari italiani hanno votato a favore le delegazioni del Pd, del Movimento 5 Stelle e dei Verdi. Diviso invece il centrodestra: mentre Fratelli d’Italia e Lega bocciano la proposta, la delegazione di Forza Italia si è spaccata: a favore del testo hanno votato Isabella Adinolfi, Caterina Chinnici, Salvatore De Meo, Herbert Dorfmann, Fulvio Martusciello e Alessandra Mussolini. Contrari invece Francesca Peppucci, Massimiliano Salini, Lucia Vuolo e Stefania Zambelli. A favore anche l’ex leghista Matteo Gazzini, passato a Forza Italia ma non ancora al Ppe. Proprio il gruppo dei Popolari ha votato a maggioranza a favore.

M5s: “I diritti dei bambini prima di tutto” – Molto contrastanti le reazioni. “L’ok del Parlamento Europeo è un potente messaggio da parte dell’Eurocamera: i diritti dei bambini vengono prima di tutto, l’Unione deve cancellare ogni disparità all’interno dei suoi confini”, commenta la deputata Chiara Appendino, vice presidente del Movimento 5 Stelle. “Ed è significativo – aggiunge – che il sì sia arrivato con molti voti favorevoli del Partito Popolare Europeo: in Europa esiste un centrodestra che vede i diritti, mentre quello italiano si gira dall’altra parte in nome di un’ideologia di un altro secolo che calpesta la dignità delle persone. Non solo, persino 8 membri del gruppo europeo di Giorgia Meloni hanno votato a favore”, conclude Appendino. Un voto che “smentisce in un sol colpo tutta la retorica di Giorgia Meloni sulla cosiddetta ‘famiglia tradizionale‘, che contrariamente alla sua propaganda nessuno ha mai attaccato”, sottolinea Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S a Palazzo Madama e coordinatrice del Comitato Diritti civili e Politiche di genere: “Al contrario – aggiunge – davanti ai diritti delle bambine e dei bambini non esiste ideologia che tenga: un Paese civile riconosce i loro diritti indipendentemente da chi siano i genitori e da come siano nati”. “Oggi una bella vittoria al Parlamento europeo!”, esulta in una nota Brando Benifei, capo delegazione eurodeputati Pd che ricorda come adesso “inizieranno i negoziati con il Consiglio”.

Pro vita: “Calpestata sovranità” – Di “volontà ideologica dell’Unione Europea” che vuole “calpestare la sovranità degli Stati Membri in tema di diritto familiare”, parla invece Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia. A suo avviso l’obiettivo è quello di “imporre il riconoscimento dei genitori omosessuali e così anche legittimare pratiche barbare e aberranti come l’utero in affitto, la compravendita di gameti e la procreazione medicalmente assistita, anche quando queste sono già illegali e vietate negli Stati”. “Voler obbligare a riconoscere i certificati di genitorialità – prosegue Coghe – ‘indipendentemente da come il bambino è stato concepito o è nato” è una gravissima ingerenza, guidata dalle lobby Lgbt“.

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