“Sono come un corpo senz’anima. La mia anima è a Gaza”. Jaber, originario della Striscia di Gaza, è uno dei lavoratori impiegati in Israele che all’inizio dei bombardamenti sono stati costretti a spostarsi in Cisgiordania. In questa testimonianza video raccolta da Oxfam, racconta di come la sua casa, dove si erano rifugiati 30 membri della sua famiglia, sia stata distrutta da un attacco. “È stata bombardata e in un secondo è collassata e si è trasformata in cenere. I miei figli erano fuori e sono sopravvissuti, ma cinque parenti sono morti. Uno era mio padre. Non ho potuto nemmeno dirgli addio. Spesso penso che avrei preferito essere lì e morire con loro. Cosa posso fare ora? Non riesco a immaginare di tornare indietro e non trovare più i miei cari. La mia casa non esiste più e non c’è nemmeno un altro posto dove andare. Vorrei tornare indietro per provare a ricostruire qualcosa della mia vecchia vita. O almeno abbracciare i miei figli che sono ancora vivi”.

Il racconto fa parte di una serie di testimonianze giornaliere raccolte da Oxfam a Gaza che ilfattoquotidiano.it ha deciso di pubblicare. L’obiettivo è avere giorno per giorno un racconto in prima persona da parte dei civili a Gaza, coloro che in questo momento stanno pagando il prezzo più alto del conflitto.

LA PETIZIONE – Nessuna risposta umanitaria significativa potrà esserci senza un immediato cessate il fuoco. Per questo Oxfam ha lanciato un appello urgente al governo italiano e ai leader europei a cui si può aderire a questo link

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