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L’ex presidente di Coldiretti Lombardia condannato in via definitiva per estorsione: “Obbligò due dipendenti a licenziarsi”

L’ex presidente di Coldiretti Lombardia condannato in via definitiva per estorsione: “Obbligò due dipendenti a licenziarsi”
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Finì a processo con l’accusa di “aver estorto le dimissioni di due dipendenti”. Ieri Paolo Voltini, 51 anni, presidente del Consorzio Agrario di Cremona, della Coldiretti locale ed ex presidente di Coldiretti Lombardia è stato condannato in via definitiva dalla Cassazione a 4 anni e mezzo di carcere per estorsione aggravata, confermato la decisione della Corte d’appello di Brescia di un anno fa. Durante la discussione finale davanti ai giudici della Suprema Corte la Procura generale aveva avanzato la richiesta di un nuovo processo d’appello per valutare la contestazione del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni anziché estorsione. I giudici di ultima istanza, invece, hanno accolto la tesi delle parti civili che avevano chiesto di confermare la condanna. Per Voltini diventa esecutiva anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la sospensione da tutte le cariche per 4 anni e mezzo. La Cassazione ha anche confermato la condanna a 2 anni e 4 mesi per Tullo Soregaroli, 50 anni, dipendente di Coldiretti e consulente di Voltini, accusato in concorso dell’estorsione aggravata ai danni di uno dei due dipendenti.

Secondo quanto emerso dal processo Voltini obbligò i due lavoratori a licenziarsi. Le dimissioni furono formalizzate tra il giugno e il luglio del 2015. Voltini, stando alla ricostruzione emersa dalle carte processuali, minacciò i due che se non avessero lasciato il lavoro li avrebbe portati in tribunale per un ipotetico buco di 800mila euro procurato alle casse del Consorzio agrario di cui lui era ed è presidente. Voltini ha violato, si legge nell’imputazione, i diritti dei due dipendenti “relativi all’interruzione del rapporto di lavoro e procurandosi l’ingiusto profitto, consistito nel liberarsi illegittimamente di persone non gradite, senza pagare loro le indennità spettanti in base alle norme a tutela del lavoratore”.

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