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Oblio oncologico, via libera definitivo del Senato con voto all’unanimità: cosa prevede

Oblio oncologico, via libera definitivo del Senato con voto all’unanimità: cosa prevede
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Nessuno potrà più richiedere informazioni su eventuali problemi oncologici del passato in caso di richieste di adozione, mutui, assicurazioni né concorsi. È quanto prevede il disegno di legge sull’oblio oncologico che ha ottenuto il via libera definitivo del Senato, dopo aver già ricevuto l’ok alla Camera nello scorso agosto.

Il voto ha ottenuto l’unanimità di Palazzo Madama: 139 favorevoli su 139 votanti. All’annuncio dell’approvazione, è seguito un lungo applauso con i senatori in piedi. “Accolgo con grande gioia l’approvazione all’unanimità” di “una norma di civiltà” che “cancellerà quelle umilianti e ingiuste discriminazioni che pesavano sulle persone guarite da patologie oncologiche”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ringraziando “tutte le forze politiche” che “hanno consentito di raggiungere oggi questo obiettivo”.

Il disegno di legge prevede il diritto all’oblio delle persone che sono state affette da patologie oncologiche per prevenire le discriminazioni e tutelarne i diritti. Da un punto di vista pratico, nei casi di procedure per l’adozione, richiesta di mutui e pratiche bancarie e assicurazioni, così come nelle procedure concorsuali, non sarà ammessa la richiesta di informazioni sullo stato di salute relativamente a patologie oncologiche il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di dieci anni alla data della richiesta.

Tali informazioni non possono essere acquisite neanche da fonti diverse dal contraente e, qualora siano nella disponibilità dell’operatore o dell’intermediario, non possono comunque essere utilizzate per la determinazione delle condizioni contrattuali. Viene attribuita al Garante per la protezione dei dati personali la funzione di vigilanza sulla corretta applicazione delle nuove disposizioni. La guarigione clinica, quindi, corrisponderà effettivamente a quella giuridica, come avviene già in cinque Paesi europei: Francia, Lussemburgo, Olanda, Belgio e Portogallo.

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