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Giulia Cecchettin, Vigilanza Rai (Pd e M5s) contro Domenica In: “Ospiti politici e solo di destra per parlare di un tema così drammatico”

Durante la trasmissione della domenica di RaiUno, due esponenti del centro destra sono state chiamate a discutere dell'omicidio di Giulia Cecchettin. La "mancanza di pluralismo" e le parole della ex magistrata e deputata della Lega hanno scatenato le reazioni di una parte della commissione di Vigilanza

di F. Q.

Un problema di contenuto ma anche una questione di pluralismo. A Domenica In è stato dedicato un ampio spazio al caso di Giulia Cecchettin con la presenza in studio di due esponenti del centro destra, Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone. Proprio le parole di quest’ultima, ex magistrata e deputata della Lega, hanno scatenato le reazioni dei componenti della commissione di Vigilanza Rai del Partito democratico: “A Domenica In, ieri, un momento poco edificante di come la Tv pubblica decide di affrontare un tema drammatico con ospiti politici. Perché a discutere dell’assassinio di Giulia Cecchettin sono state invitate due esponenti di centrodestra come Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone? Sulle parole dell’onorevole Matone poi, meglio stendere un velo, vista l’assurdità delle sue affermazioni con il richiamo a ‘madri normali’, colpevolizzando ancora una volta le donne e veicolando messaggi che perpetuano la cultura maschilista nella quale di riproduce la violenza. Sconcerta che per discutere di una questione sulla quale serve la massima unità, la Rai decida di far parlare solo una parte, fornendo ancora una volta un cattivo esempio di pluralismo”. Stesso tenore anche per gli esponenti del M5S della commissione Vigilanza del servizio pubblico: “È incredibile che a fronte dell’ennesimo brutale femminicidio, sul servizio pubblico non si sia stati in grado di affrontare il tema in maniera bilanciata, corretta e soprattutto veicolando i giusti messaggi. Già la scelta di ospitare a “Domenica In” solo esponenti di destra come Rita Dalla Chiesa e Simonetta Matone lascia di stucco. Ma sono i commenti di quest’ultima, che traccia una linea tra le madri “normali” e le altre a essere le più nocive, perché replicano una concezione tossica volta a gettare le responsabilità ancora una volta su una donna, replicando stereotipi che nulla hanno a che fare con il contrasto alla violenza di genere”.

Ma cosa ha detto la deputata Matone? “In tutti i casi di maltrattamenti gravissimi di cui mi sono occupata nella mia purtroppo lunghissima attività professionale il soggetto era il classico maschio italico, così lo definisco nella peggiore accezione, frutto e figlio di una madre italica. Cosa voglio dire. Che sono archetipi che si perpetrano attraverso l’educazione, l’esempio, il perdonargliele tutte, il pensare che quella ossessione sia amore. Io non voglio crocifiggere questa povera donna che sarà distrutta, però il problema è quello. Io non ho mai incontrato soggetti gravemente maltrattati e gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali. Non le avevano. Vuol dire prendere le botte dal padre e non reagire, far vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fargli credere che tutto questo è normale, non ribellarsi mai, subire ricatti di tutti i generi e imporre questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà. Perché i maltrattamenti sono una catena di Sant’Antonio. Non è questo il caso, però anche qui nessuno ha intercettato i segnali […]”.

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