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L’eredità di Giorgio Armani, il piano per il futuro del suo impero: “Niente Borsa per 5 anni e fedeltà allo stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato”

Emerge un "carteggio segreto" con i dettagli del piano stilato da "Re Giorgio", attualmente detentore del 99% del suo gruppo

di F. Q.

Giorgio Armani sta plasmando con precisione il destino del suo impero. Anni fa, in un’intervista al Financial Times, lo stilista oggi 89enne confermò che per la successione della sua azienda era “tutto pronto” e adesso emerge un “carteggio segreto” con i dettagli del piano stilato da “Re Giorgio”, attualmente detentore del 99% del suo gruppo (lo 0,1 per cento fa capo alla Fondazione) che conta 9000 dipendenti, 2,35 miliardi di fatturato e 162 milioni di utile.

Le voci di una possibile vendita dell’azienda da parte di Giorgio Armani si sono rincorse per anni, alimentate dalla mancanza di eredi legittimi, nonostante lo stilista abbia dichiarato più volte di non volere che il suo marchio finisse nelle mani di un gruppo francese, come è accaduto ad altri brand iconici del Made in Italy. Tuttavia, nonostante le numerose domande in merito, il designer ha sempre preferito non parlare del futuro della sua azienda e questo alone di mistero ha contribuito ad alimentare le speculazioni e la curiosità sul destino del gruppo.

Secondo il piano conservato da un notaio milanese e visionato dalla agenzia Reuters, “Re Giorgio” ha messo al centro i suoi tre nipoti, Silvana, Roberta e Andrea Camerana. Ma andiamo con ordine. Tutto ha inizio nel 2016: questa data è cruciale perché è quando tutto è stato delineato, incluso il coinvolgimento della Fondazione e la creazione di regole chiare per la futura governance. Armani crea infatti la Fondazione Giorgio Armani con il preciso scopo di realizzare iniziative di utilità pubblica e sociale.

Ora, nel documento visionato dalla Reuters, i tre nipoti sono tutti coinvolti nel Consiglio d’Amministrazione (dove siedono anche il compagno dello stilista, Leo Dell’Orco) e riceveranno azioni secondo uno schema che riduce i margini di disaccordo tra gli eredi e distribuisce il 50% degli utili netti agli azionisti. Il divieto di quotazione in Borsa per i primi cinque anni e le regole rigide per fusioni e acquisizioni riflettono l’impegno di Armani a mantenere l’azienda sotto controllo familiare, mentre statuto della Fondazione stabilisce anche l’obiettivo di creare valore, mantenere livelli occupazionali e perseguire i valori aziendali. Un’accortezza volta a garantire nel tempo la governance aziendale, improntata a principi che Armani stesso definisce “rispettosi e coerenti” con la sua visione imprenditoriale e di designer.

L’aspetto distintivo di questo piano, però, è la volontà di Armani di preservare non solo l’azienda ma anche il suo inconfondibile stile. “Re Giorgio” ha infatti messo nero su bianco il fatto che i suoi eredi dovranno continuare a perseguire gli obiettivi della maison “creare valore, mantenere i livelli occupazionali, rispettare i valori aziendali” e conservarne lo stile “essenziale, moderno, elegante e non ostentato”, con attenzione ai dettagli e alla vestibilità. Il suo approccio, enfatizzato dalle giacche fluide e destrutturate, sfida le tendenze effimere, cercando di portare l’eleganza senza tempo nel futuro. Insomma, l’intento del signor Armani è chiaro: la sua ultima volontà aziendale è un testamento all’immortalità del suo stile distintivo.

L’eredità di Giorgio Armani, il piano per il futuro del suo impero: “Niente Borsa per 5 anni e fedeltà allo stile essenziale, moderno, elegante e non ostentato”
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