Aurelio De Laurentiis che si sbraccia in tribuna, piomba negli spogliatoi, apostrofa i giornalisti, zittisce i tifosi, ha ragione ad essere furibondo: dovrebbe avercela solo con sé stesso. Garcia ha le colpe che tutti potevano aspettarsi da Rudi Garcia, quindi praticamente non ha colpe: l’unico responsabile della dissoluzione del Napoli dello scudetto è De Laurentiis, che credeva di esserne l’artefice. Invece stavolta ne è stato la rovina.

Lo avevamo già detto a settembre: Luciano Spalletti ci aveva messo due anni a costruire il Napoli, e De Laurentiis potrebbe averlo distrutto in due mesi. Togliamo pure il condizionale. Ormai è chiaro che della squadra del terzo, storico scudetto non resta più nulla: gli azzurri sono sprofondati a -10 in classifica dall’Inter capolista (che poi sono più o meno gli stessi punti, 11, conquistati in meno rispetto allo scorso anno), tagliati fuori a novembre dalla corsa scudetto, in Champions la qualificazione agli ottavi rimane a portata di mano solo grazie alla vittoria allo scadere contro il Braga e ad un girone modesto (e comunque attenzione alle ultime due giornate: bisognerà non perdere in casa all’ultima contro i portoghesi). La stagione è evidentemente compromessa, per raddrizzarla ci vorrebbe un miracolo, si può solo sperare di salvarla. Resta da capire se per farlo è meglio cacciare Garcia prima che sia troppo tardi, o continuare con lui puntando ad entrare almeno nelle prime quattro.

L’orientamento ormai pare deciso, si fanno già i nomi dei sostituti. L’unico davvero all’altezza sarebbe Antonio Conte, colui che andava preso in estate, e questa è proprio la ragione per cui ora potrebbe non arrivare. Igor Tudor è un tecnico bravo e di prospettiva, che però verrebbe messo nelle peggiori condizioni possibili di lavorare: due-tre partite di iniziale entusiasmo, e poi alla prima sconfitta lo stesso scetticismo che ha circondato Garcia fin dall’esordio. Quanto a Fabio Cannavaro (mai allenato ad alti livelli) e l’ex Walter Mazzarri sono soluzioni quasi farsesche, che non farebbero altro che confermare il delirio di onnipotenza del presidente.

Con o senza esonero, il destino di Garcia è segnato e probabilmente lo era già fin dall’inizio, da quando la stampa sportiva italiana, che è sempre forte con i deboli e debole con i forti, ha cominciato a impallinarlo, dimenticandosi però di fare una domanda a chi l’aveva scelto. È davvero troppo facile prendersela con lui. A questo punto l’esonero potrebbe anche essere la scelta giusta (la squadra è evidentemente allo sbando, sia a livello tecnico che psicologico), ma subito prima o subito dopo De Laurentiis dovrebbe presentarsi davanti ai microfoni e chiedere scusa: prendersi le colpe del disastro, come pochi mesi fa si è arbitrariamente arrogato i meriti del successo. Ha creduto che il Napoli fosse il suo giocattolo perfetto, e che potesse ripetersi facilmente, quando tutti invece sanno che rivincere è ancora più difficile che vincere.

Perso Spalletti, serviva un allenatore ancora più carismatico. Invece accecato da un misto di invidia (per i troppi elogi pubblici) e rancore (per l’addio) nei confronti dell’ex tecnico, De Laurentiis ha voluto esagerare, sostituirlo senza sostituirlo, mettendo in panchina il primo che passava o quasi (con tutto il rispetto per Garcia, l’impressione è stata più o meno quella). E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Avrebbe potuto accorgersene anche lui per tempo, se non fosse stato troppo impegnato a concedere interviste nel palazzo reale e ergersi a vate del pallone italiano, impartendo lezioni su diritti tv e etica calcistica. Adesso magari esonererà Garcia. Ma chi esonererà De Laurentiis per averlo scelto?

Twitter: @lVendemiale

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