Cultura

Piazza Fontana, l’antologia poetica “per non dimenticare la strage e Pinelli”: dai versi di Pasolini a Raboni. Con una tavola di Dario Fo

di Francesca Fulghesu

A distanza di più di cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana, è uscita per i tipi di Interlinea un’inedita antologia poetica, dal titolo “Piazza Fontana. La strage e Pinelli: la poesia non dimentica”. La raccolta, con in copertina una tavola di Dario Fo che riportiamo, è capace di rileggere gli eventi del 1969 attraverso la voce e i versi di alcuni dei più importanti poeti italiani contemporanei.

Da Pasolini a Raboni, infatti, sono numerosi i poeti che hanno tematizzato “la madre di tutte le stragi” e gli anni di piombo, e che hanno ricordato, con i propri versi, la figura di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico morto precipitando da una finestra della Questura di Milano in circostanze mai del tutto chiarite. Anarchico e partigiano, il milanese Pinelli morì nella notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969 dopo essere stato trattenuto (oltre le 48 ore di fermo di polizia) per accertamenti in seguito all’esplosione nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, evento dal quale risultò poi estraneo.

La raccolta permette di andare oltre al mero dato cronachistico e storico, e restituisce ai lettori un ritratto completo di un protagonista, suo malgrado, della strage. “Pino amava, tra le altre cose, anche la poesia. Mai avrebbe immaginato però che ne sarebbe diventato il soggetto”, racconta nel volume Silvia Pinelli. Eppure è ciò che è accaduto, anche grazie all’attento lavoro del curatore Angelo Gaccione.

Il volume intende innanzitutto colmare un vuoto editoriale: se da un lato è infatti vasta la bibliografia, tra saggi, fumetti, romanzi, rappresentazioni teatrali (come Morte accidentale di un anarchico, una delle commedie più note di Dario Fo) e cinematografiche, lo stesso non si può affermare per le opere poetiche.

“Marginale, o forse meno nota, la produzione di testi poetici su quello che a tutti gli effetti possiamo considerare l’evento più empio e grave della storia del dopoguerra nel nostro Paese. […] Ho voluto verificare se si riusciva a colmare questo vuoto con un libretto che potesse raccogliere le poesie espressamente dedicate a piazza Fontana e all’omicidio del partigiano e ferroviere Giuseppe Pinelli”, ha chiarito il curatore.

Le poesie di Pier Paolo Pasolini, Giovanni Raboni, Pietro Valpreda e Roberto Sanesi – raccolte in “Prime testimonianze poetiche” – e di Umberto Fiori, Giancarlo Consonni, Guido Oldani e tanti altri – contenute nel capitolo “Altre poesie” -, permettono tra l’altro di rileggere gli eventi degli anni Sessanta e la temperie culturale di quel decennio, ridestando una memoria collettiva ancora viva attraverso la lente lirica.

L’edizione si giova inoltre dei preziosi contributi della figlia del ferroviere, Silvia Pinelli, del magistrato Guido Salvini, del presidente Anpi Provinciale di Milano Roberto Cenati, e di Federico Sinicato, presidente del Comitato dei familiari delle vittime di piazza Fontana, testi capaci di ricostruire le vicende di quei giorni e mostrare anche lati più privati e inediti del “ferroviere anarchico”.

“Autodidatta e avido di letture di poesia, tra gli animatori del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, Pinelli si trovava a suo agio con gli operai e con gli intellettuali, con i giovani del mondo Beat e con i cattolici, molto amico tra l’altro di Giuseppe Gozzini, il primo obiettore di coscienza cattolico. Era profondamente contrario alla violenza come metodo di lotta politica e di emancipazione, certamente contrario alle bombe e ad atti inutili e dannosi di questo tipo”: con queste parole il magistrato Guido Salvini descrive Pinelli, ricostruendo le fasi della complessa indagine riguardante il fermo in Questura e la sua morte.

Ad aprire il volume è la citazione di un testo molto caro a Pinelli: l’epitaffio di Carl Hamblin, la celebre poesia di Edgar Lee Masters tradotta da Fernanda Pivano, tratta dall’Antologia di Spoon River, libro che Pinelli era solito donare ai propri amici e che aveva regalato anche al commissario Calabresi nei giorni in cui la polizia stava indagando gli anarchici per le bombe dell’aprile 1969. Il componimento si trova inciso anche sulla lapide di Pinelli, nel cimitero di Turigliano, vicino a Carrara.

Nelle prossime settimane, per presentare la raccolta, verranno organizzati vari eventi dalla casa editrice. Di particolare interesse sarà l’evento organizzato all’interno del progetto BookCity Milano, che avrà luogo presso la Società Umanitaria di Milano, in Via San Barnaba 48, domenica 19 novembre alle 16, e che vedrà il curatore Angelo Gaccione dialogare con Claudia Pinelli, Guido Oldani e altri poeti della raccolta.

“L’antologia è uscita in contemporanea a un libro di una poetessa ugandese su guerra e violenze in Africa, Susan Kiguli (Terre che piangono), nell’idea che la poesia serva a dare un punto di vista diverso e spesso più incisivo a fatti attuali o storici“, ci ha detto Roberto Cicala, editore di Interlinea, “Piazza Fontana è una ferita ancora aperta e la letteratura può giovare a rimarginarla usando le parole come punti di sutura“.

Perché, per dirla con i versi di Julian Beck, regista e poeta statunitense presente nella raccolta, «Il corpo di Giuseppe Pinelli / sta cadendo è caduto ed ancora cadrà». E se la poesia non potrà risolvere le ingiustizie di quel dicembre, ci concede tuttavia oggi di rileggere i fatti nella loro complessità e senza banalizzazioni, per non tradirne la memoria ed eludere narrazioni univoche.

Con la gentile concessione della casa editrice, riportiamo il testo del componimento di Tania Di Malta “Le scarpe”:

Dissero che fu stress o sigarette
all’inventario le scarpe sono tre
chi può spiegare il salto verticale?
Diciassette, sono cerini accesi
tutta la stanza calda fu di grigio
mentre si svolge il gioco di prestigio.

(In Il gommone forato. La poesia civile del Realismo terminale, a cura di T. Di Malta, Puntoacapo, Pasturana (Alessandria) 2022)

Piazza Fontana, l’antologia poetica “per non dimenticare la strage e Pinelli”: dai versi di Pasolini a Raboni. Con una tavola di Dario Fo

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