di Marco Bertolini

Così scriveva il futurista Marinetti nel 1909: “Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”. Da lì a cinque anni sarebbe scoppiata la Prima guerra mondiale, con l’entrata in guerra dell’Italia l’anno successivo dopo accesi dibattiti tra interventisti e non.

Riflettendo su quanto successo negli ultimi 20 anni, diciamo dall’attacco dell’11 settembre in poi, è come se si fosse assistito alla progressiva scomparsa del movimento pacifista, inteso come fenomeno di massa. Gli anticorpi contro la volontà di fare guerre sviluppati, soprattutto dagli europei, in seguito alle catastrofi immani delle due guerre mondiali, hanno via via perso di efficacia. Sono morti i vecchi sopravvissuti che hanno subito sulla loro pelle cosa ha voluto dire combattere e morire per davvero in una guerra di trincea o in una più moderna in cui, se sei tra i primi a sbarcare in Normandia, non sei altro che carne da macello. E con la loro scomparsa sono morti anche i testimoni, i genitori e i nonni che più o meno consapevolmente hanno trasmesso questi anticorpi a figli e nipoti.

Nel frattempo si è persa la speranza che il futuro sia meglio del passato, che l’aggregazione collettiva, in qualsiasi sua forma, sia molto meglio dell’individualismo per poter progredire nella propria vita, è subentrata la disillusione che la politica ci possa rappresentare. Finiti gli anticorpi e di fronte ad un mondo occidentale capitalistico che, nel profondo, le nostre anime capiscono non funzionare più, ci si è rifugiati nei vari anestetici, che siano beni di consumo inutili, trasmissioni televisive rassicuranti semplici e sedative, finti dibattiti monotematici e propagandistici, fitness ossessivi.

La conseguenza di tutto questo è che, a differenza di soli vent’anni fa, riusciamo a farci scivolare senza batter ciglio tragedie immani come quella che sta avvenendo a Gaza, pur potendole vedere dal vivo come mai nella storia grazie all’avvento dei social. Siamo diventati come gli abitanti austriaci che di fronte alle ceneri che uscivano dalle ciminiere di Mauthausen facevamo finta di nulla, continuavano le loro vite come se niente fosse, ognuno dandosi una propria giustificazione morale.

E allora le parole di Marinetti mi risuonano meno assurde e fuori dal mondo, forse perché è un mondo più simile al suo di quanto crediamo. Scatenare o appoggiare guerra è diventato facile quando a morire non ci vai tu, quando a portare “l’igiene” nel mondo sono i più sfortunati della piramide sociale. Allora erano i contadini, oggi sono i giovani russi o ucraini, i disperati indottrinati dal fondamentalismo religioso o dalla disperazione, i soldati israeliani che sono disposti a tutto per la loro causa. L’importante è che non siamo noi o i nostri figli a partire per combattere. Questa forse è la vera motivazione per tutto questo menefreghismo.

Se a risolvere le controversie internazionali ci dovessimo andare noi di persona, la guerra non sarebbe più l’unica opzione possibile, non vedremmo l’ora di un cessate il fuoco, di una tregua, di un accordo anche al ribasso. E quanto scritto da Marinetti tornerebbe a sembrarci qualcosa di folle che, non a caso, come unico risultato ha portato alla morte di decine e decine di milioni di persone inutilmente.

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