In questi giorni la storia di Elisa Claps è diventata uno dei casi che di più fanno indignare nel nostro Paese. Elisa, 16 anni, promettente studentessa con il sogno di diventare medico, è sparita dalla sua città, Potenza, il 12 settembre 1993. Aveva un appuntamento con il suo assassino, Danilo Restivo, un ragazzo strambo, sociopatico, che importunava le donne tagliando loro delle ciocche di capelli. Si dovevano incontrare nella chiesa della Santissima Trinità, quel 12 settembre, il luogo che è diventato la tomba di Elisa per 17 anni.

Il caso Claps, come narrato nella fiction in tre puntate di Rai 1 “Per Elisa”, poteva essere risolto in 48 ore. E, invece, sono passati 17 anni e il corpo della giovane è stato trovato casualmente, da alcuni operai che stavano riparando il sottotetto, soltanto il 17 marzo 2010. Dopo l’orribile scoperta la chiesa è rimasta chiusa per tutti questi anni. Ma domenica scorsa, il 5 novembre 2023, è stata celebrata la prima messa: in questi anni non c’è stata alcuna ammissione di responsabilità da parte di chi ha negato il diritto alla verità per la famiglia Claps. C’è tanta indignazione e tanta rabbia per questa riapertura, soprattutto ora che la storia di Elisa è stata fatta conoscere a tutta Italia. Un caso che sembra frutto della fantasia di un bravo scrittore di gialli invece è tanto vero quanto il dolore che hanno dovuto sopportare i familiari della ragazza. Eppure, dicevo all’inizio, l’assassino era stato individuato subito.

Elisa aveva appuntamento in chiesa con Restivo e da quella chiesa la ragazza non è mai più uscita, se non 17 anni dopo, in una bara. La famiglia di Elisa ha rivelato subito agli inquirenti le attenzioni morbose di Restivo nei confronti di Elisa, aveva fatto notare le sue contraddizioni, le sue ferite alla mano, le cose strambe di cui si era reso protagonista. Ma niente. Don Mimì, il parroco di quella chiesa, disse di non conoscere proprio né Restivo né Elisa. Eppure, era stato fotografato sorridente alla festa di compleanno di Restivo, il quale sapeva bene come muoversi in quel luogo di culto. Addirittura, gli inquirenti hanno ipotizzato un allontanamento volontario all’inizio. Caso chiuso.

Restivo così, da uomo libero, si è trasferito in Inghilterra ed ha ucciso ancora, Heather Barnert, una sarta di 48 anni e mamma di due bambi, gli stessi che l’hanno trovata in una pozza di sangue dentro al bagno del loro appartamento. La mano era dello stesso killer di Elisa, anche a lei erano state tagliate le ciocche dei capelli. Eppure, la condanna è arrivata tardi per Restivo: prima in Inghilterra, nel 2011 e poi in Italia, nel 2014. Il ritrovamento del corpo di Elisa è stato fondamentale per imprimere una svolta a entrambi i casi.

Questa storia, come tanti altri casi di cronaca nera, ricorda, per parafrasare il libro della giornalista Albina Perri, edito Mursia, dal titolo Delitti Imperfetti, che i delitti perfetti non esistono. Esistono gli assassini fortunati e le fortunate coincidenze, esistono gli errori, i ritardi nelle indagini ma alla fine il cattivo della storia, anche quello più astuto e che crede di averla fatta franca, viene beccato sul più bello, proprio quando non se l’aspetta quasi più. È stato così per Restivo, killer abilissimo, quanto banale. Il male, talvolta, è così banale… E per tornare al libro, che ho letto in questi giorni, come dimenticare Massimo Bossetti, l’assassino di Yara Gambirasio, la storia più difficile da risolvere eppure quella traccia di Dna lasciata sugli slip della ragazzina ha permesso agli investigatori di arrivare a lui, figlio illegittimo di un padre che non ha mai visto.

Il libro di Albina Perri ci dà la misura di quanto sia difficile la vita degli assassini, soprattutto oggi, con i nuovi strumenti di investigazione. È quasi impossibile non lasciare un segno. L’ha lasciato Giuseppe Piccolomo, il killer delle mani mozzate; lo ha lasciato Manuel Winston, l’assassino della contessa Alberico Filo Della Torre, lo ha lasciato padre Graziano, quando ha ucciso Guerrina Piscaglia, tutti inciampati in errori banali in ognuna delle undici storie raccontate in questo libro, ricco di dettagli per ogni caso narrato e che mette in guardia gli assassini e li porta un po’ con i piedi per terra. Alla fine, tanto, verranno beccati. Anche se continueranno a proclamarsi innocenti.

Ma chi resta, per tornare al caso Claps, ha bisogno di risposte e non si accontenta di mezze verità. La storia di Elisa Claps non sarà finita fino a quando i complici di Restivo non verranno smascherati. E la chiesa non si può certo girare dall’altra parte e far finta che quello sia un luogo di preghiera come gli altri. La tomba di una ragazza di 16 anni per 17 anni, con silenzi e omissioni ancora più lunghi.

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