Per gli inquirenti milanesi avevano giurato fedeltà all’Isis ed erano pericolosi per l’azione di proselitismo sul web. Restano in carcere Alaa Refaei, 43 anni egiziano con cittadinanza italiana, e Mohamed Nosair, 49 anni egiziano con permesso di soggiorno, arrestati il 17 ottobre scorso per associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere per aver portato avanti su gruppi online “una consapevole e deliberata attività di proselitismo via social a favore dell’Isis”, oltre che finanziamenti per donne vedove di combattenti jihadisti. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano che ha rigettato le richieste di scarcerazione presentate dalle difese dei due indagati.

Nei giorni scorsi il giudice per le indagini preliminari, Fabrizio Filice, aveva già respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata dai legali dei due e così l’avvocato Salvatore Arcadipane, difensore di Refaei, e l’avvocato Massimo Lanteri, che assiste Nosair, avevano presentato gli atti di appello al Riesame.

Per il gip, che ha accolto la linea del procuratore Marcello Viola e del pm Alessandro Gobbis nell’inchiesta della Digos e della Polizia Postale, i due hanno mostrato “aperto sostegno all’Isis, veicolato dalla detenzione e dalla condivisione del materiale propagandistico”. Entrambi, invece, si sono difesi negli interrogatori sostenendo, in pratica, di avere avuto solo “simpatie” per l’Isis quando combatteva contro Assad in Siria e in Iraq e che mai sarebbero passati all’azione. Le motivazioni dei giudici del Riesame saranno depositate tra 45 giorni.

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